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Le parole che non mi devi dire

Stasera mi sintonizzavo su Che tempo che fa, Rai3, proprio quando l'autrice di un libro su Fruttero (credo di aver capito che fosse la figlia, Carlotta Fruttero) elencava le espressioni che il padre non voleva sentir pronunciare in sua presenza.

Ero collegato a twitter e ho postato questo tweet che quelli di Che tempo che fa hanno retwittato:

Allora, ho pensato subito alla mia di lista di espressioni che non mi piace sentir dire. Eccola:

  • ah però!
  • anche sì, anche no
  • balletto delle cifre
  • buon libro
  • buon proseguimento!
  • che poi
  • ci aggiorniamo
  • ciaspe, ciaspole
  • debacle
  • doppietta, tripletta
  • effettuare (usato al posto di "fare")
  • ente certificato
  • ente gestore
  • erogare
  • fare la mail
  • fare quadrato
  • filiera
  • fuga dei cervelli
  • giornata mondiale di...
  • giro di vite
  • gli idoli
  • integrato
  • le eccellenze del made in Italy
  • mal che vada
  • patrimonio mondiale dell'umanità
  • per non dimenticare
  • Proprietà (inteso come proprietario)
  • quanto dichiarato in una nota a margine
  • scialpinismo, scialpinista
  • senza se, senza ma
  • società civile
  • sostenibile, sostenibilità
  • studiare, studiare, studiare
  • televoto, stop col televoto
  • tipo (usato come intercalare)
  • tu non mi conosci, quindi non puoi giudicarmi
  • unità di crisi
  • valorizzare le eccellenze

La lista potrà arricchirsi di altre espressioni in futuro. Aggiungo subito le espressioni tipiche del gergo calcistico, le interviste ai calciatori che parlano come se avessero visto in tv la partita che, invece, hanno appena giocato.
Sicuramente, sono compresi tutti i modi di dire tipici dei giornalisti e soprattutto degli ignari passanti intervistati per strada su questo o quello. Ne avevo già parlato qui.

Dettagli: 06/01/2013 · 1791 view

About me

Sono Antonio Picco. Ogni tanto pubblico qualcosa qui, non più tanto spesso, ma mai per caso. Lo faccio dal marzo del 2003.
Da allora, ho mantenuto lo stesso approccio al Web, nonostante gli effetti nocivi che la società ha riversato sulla Rete in modo entusiastico e incontrollato.
Scrivo soprattutto per commentare le dinamiche del Web e dei social network, i discorsi impegnati, gli spot pubblicitari e il desiderio obbligatorio di spettacolarizzazione dell'osceno che deve piacere anche a te, se già piace a tutti gli altri.