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Per certe vignette, più dell'indignazione può l'indifferenza

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Hai un'opinione diversa dalla mia, non la condivido ma mi ci pulisco... La mia risposta a facili ironia, umorismo, satira sui social network.

Un popolo di battutisti

Da quando non nascondiamo più la nostra identità su Internet e carichiamo sui database dei social network le nostre foto, i nostri gusti, i nostri interessi, le nostre opinioni, diventare qualcun altro è una difesa ai possibili attacchi da parte di sconosciuti che, come noi, sono intenti a promuovere se stessi con tanti mi piace.

Dopo la pratica del selfie, esibire in nostra vece una battuta ironica o umoristica fa di noi italiani un popolo di battutisti, oltre che di poeti, santi, navigatori ecc. Scorrendo la timeline di Twitter e di Facebook scopriamo mille sfumature e mille generi di comicità, dalle battute più consumate ai fenomeni di spietata derisione (ne parlavo anche qui).

Umorismo e ironia sono un alibi

La società condanna la violenza ma promuove l'aggressività, invita a prendere la vita di petto e a non farsi sottomettere. Non puoi dare un pugno a chi non rispetta il turno in coda all'ufficio postale ma devi comunque farti rispettare.

Secondo alcune interpretazioni, la risata sarebbe il modo per liberare l'aggressività senza la violenza, cioè senza prendersi a botte. La risata provoca piacere e l'umorismo serve a scatenare una risata. Tutti conosciamo il detto una risata vi seppellirà, ma non è detto che una battuta faccia ridere tutti.

Quindi, l'umorismo e l'ironia in generale sono un alibi e permettono di esprimere aggressività, superiorità, sessualità ma sono anche un modo per difendersi dalla realtà.

Libertà di espressione

La violenza fisica è condannata ma la Costituzione garantisce la libertà di espressione, purché non sia contraria al buon costume. Per molti, vuol dire essere liberi di dire tutto ciò che si vuole.

La satira, specie se politica, si prende tutta questa libertà concessa dalla Costituzione e alla satira è riservato un trattamento a volte di favore rispetto ad altre forme di manifestazione del libero pensiero, in particolare da noi in Italia.

Criticare la società con una vignetta satirica attira su di se una marea di consensi. Anche il rap, per certi versi, è una forma di denuncia e di critica alle consuetudini della società ma è molto facile che un brano rap sia censurato all'unanimità senza che nessuno si indigni. Tra parentesi, da noi in Italia il rap non ha tutto questo potere, perché col rap ci facciamo la pubblicità del budino per bambini.

Con la satira, invece, in Italia certe aree politiche cercano i facili consensi, anche con censure create ad arte (il sospetto c'è e ne parlavo qui).

La satira è buona e se non la capisci sei ignorante

A dimostrazione dell'uso distorto della satira in Italia, cito la polemica di questi giorni sulla vignetta del noto giornale satirico francese. In realtà, quel giornale satirico non lo conosceva nessuno fino a quando i giornalisti non hanno cominciato a parlarne facendo a gara a chi ne pronunciava il nome chiudendo di più le labbra a culo di gallina.

Qualcuno fa circolare la vignetta e la porta alla conoscenza di tutti; scoppia l'immediata reazione di sdegno e la vignetta diventa ancora più virale; poi, la contropolemica del sapientone che spiega la vignetta e si indigna per chi si è indignato.

Le vignette di quel tipo servono a riempire le pagine del loro giornale da vendere. Se non era per il terremoto, la vignetta avrebbe colpito qualcun altro. Con quella vignetta e con l'impatto mediatico, quel giornale ci ha guadagnato parecchio e se non è sciacallaggio questo...

Lo scopo del gioco

Perché tanti battutisti, allora?

La battuta scompone, provoca una risata, spesso ai danni del deriso. La risata provoca piacere.

La battuta serve a mostrarsi superiori rispetto agli altri e nei social network mostrarsi superiori vuol dire piacere di più. Lo scopo del gioco è replicarsi di timeline in timeline, comparendo il più possibile e raccogliendo sempre più mi piace.

Per esempio, Facebook mostra ciò che piace agli amici e, se piace a loro, allora deve per forza piacere anche a te. Nei social network non esistono giustizia e verità perché i contenuti sono ordinati per popolarità. Se la bugia è più popolare della verità, allora la timeline sarà piena di bugie: questo è il fenomeno dei clickbait che anche Facebook, ora, vuole combattere in favore di maggiore autenticità (ne parlavo qui).

L'indifferenza interrompe la viralità del mi piace e l'uso più responsabile della condivisione e del like renderà il Web un posto migliore.

Dettagli: 04/09/2016 · 965 view

About me

Sono Antonio Picco. Ogni tanto pubblico qualcosa qui, non più tanto spesso, ma mai per caso. Lo faccio dal marzo del 2003.
Da allora, ho mantenuto lo stesso approccio al Web, nonostante gli effetti nocivi che la società ha riversato sulla Rete in modo entusiastico e incontrollato.
Scrivo soprattutto per commentare le dinamiche del Web e dei social network, i discorsi impegnati, gli spot pubblicitari e il desiderio obbligatorio di spettacolarizzazione dell'osceno che deve piacere anche a te, se già piace a tutti gli altri.