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L'italiano al rientro dalle ferie

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Il veni, vidi, vici del turista italiano al ritorno dalle ferie.

Gallia est omnis divisa in partes tres

Giulio Cesare è tornato vittorioso dalla spedizione in Gallia e ha raccontato tutto nel De bello Gallico, parlando di se in terza persona. Tra le pagine del De bello Gallico, Cesare ha raccontato la storia (come verità dei fatti) e la sua storia (come vissuto personale). Il racconto comincia proprio con l'inquadramento geografico: Gallia est omnis divisa in partes tres (La Gallia nel suo insieme è divisa in tre parti).

Anche oggi, chi si sposta verso mete più o meno lontane e torna a casa racconta della sua esperienza interpretando la verità dei fatti e narrando di se come parte della storia.

Nel racconto non possono mancare questi argomenti: l'autostrada; il parcheggio all'aeroporto; mangiare tantissimo spendendo pochissimo; la gente del posto è cordiale; parlare la lingua del posto.

Perché raccontare l'esperienza del viaggio?

È difficile trovare testimoni per avere conferma del racconto, che si riduce a un eroico veni, vidi, vici.

Perché raccontare? Forse è un retaggio della cultura tribale e dei tempi un cui l'uomo era prevalentemente un cacciatore e raccoglitore.

L'uomo non va più nella foresta a caccia di animali o a raccogliere i frutti dagli alberi: oggi, l'uomo è cacciatore e raccoglitore di informazioni. Procurare informazioni per se e per il proprio gruppo è come fare ritorno nella tribù con del cibo pronto per essere cucinato.

Forse ancora da prima dei racconti di Ulisse, l'uomo supera i confini naturali (i fiumi, le Alpi, il mare, il cielo ecc.) per portare il proprio patrimonio genetico, la cultura e la bandiera del suo popolo sempre più in là. In questo modo l'uomo amplia nel territorio la presenza della tribù di cui fa parte.

L'autostrada

Tutte le strade portano a Roma. Questo perché i Romani esercitavano il dominio su tutto l'impero muovendosi velocemente sulle strade appositamente costruite. Il tracciato ideale delle strade romane era rettilineo e il più livellato possibile.

Anche in epoca recente, l'Italia ha costruito strade ampie, rettilinee, da percorrere in velocità: le chiamiamo autostrade.

L'autostrada ha in se la parola automobile, che richiama significati di potenza e di dominio sul territorio. Dominare il territorio vuol anche dire conoscerlo.

Nella narrazione dell'avventura in autostrada ci sono il traffico, le colonne di mezzi pesanti e la conoscenza dei caselli di uscita per evitare i peggiori disagi. Condividere queste conoscenze con il gruppo (tribù) eleva il proprio status, basato sull'esperienza e sul buon esempio.

Il parcheggio all'aeroporto

Viaggiare in aeroplano è una comodità. Il problema è raggiungere l'aeroporto con quel largo anticipo richiesto. Un paio d'ore per arrivare in aeroporto, almeno due ore di attesa per il check-in, il solito ritardo nelle operazioni di imbarco, poi il ritiro dei bagagli all'aeroporto di destinazione e dell'altro tempo per raggiungere la meta finale del viaggio.

A conti fatti, per andare da Trieste a Roma due viaggiatori che partono alla stessa ora, uno in treno e l'altro in aereo, arrivano a destinazione praticamente insieme. Dove è finita, quindi, la comodità del volo?

Con i voli low-cost si è diffuso il desiderio di volare; per lasciare la tua automobile nel parcheggio dell'aeroporto puoi spendere molto di più del prezzo del biglietto dell'aereo.

Per non rinunciare a viaggiare e continuare a superare i confini naturali, è utile condividere con il gruppo la conoscenza del parcheggio più comodo dove lasciare l'automobile per prendere l'aereo.

Mangiare tantissimo spendendo pochissimo

Il racconto della missione al ristorante comincia con l'elencare un menù ricco di dettagli e finisce con il prezzo pagato, riferito con sufficienza e disprezzo per il denaro.

Non si porta la tribù a mangiare una forchettata di spaghetti incastonati al centro di un piatto di 40 cm di diametro o qualche scaglia di pesce crudo incrostato su complicate ciotole di legno.

La gente del posto è cordiale

Nel De bello Gallico, Cesare parla dei popoli più lontani da Roma e dalla civiltà romana chiamandoli barbari. Similmente, duemila anni dopo, il viaggiatore dei giorni nostri lontano da casa si aspetta di incontrare persone con diverso grado di civiltà. Essere trattato con cortesia, quindi, stupisce.

Nel racconto alla tribù, il viaggiatore interpreta la cortesia ricevuta come segno di personale elevazione morale: essere trattati con cortesia dagli altri perché si è migliori, da rispettare, degni di reverenza.

Io riconosco subito un gruppo di italiani all'estero: parlano a voce alta, si chiamano per nome appena perdono tra loro il contatto oculare, i loro abiti sono quelli che solo da noi indossano tutti e che altrove non porta nessuno. L'italiano, a seconda della stagione, lo riconosci per il giaccone Napapijri, la sciarpa annodata al collo come un cappio, le scarpe da ginnastica Nike, la T-shirt Emergency e/o Hard Rock Cafè, la polo con il logo over-size e il colletto tirato su, i pantaloni corti in jeans, i pantaloni lunghi con risvolto, gli auricolari bianchi sempre infilati nelle orecchie, il marsupio portato a tracolla ecc.

Parlare la lingua del posto

Padroneggiare alcuni termini della lingua o del dialetto del posto visitato conferisce una certa fama da conquistatore. Il turista italiano al ritorno dalle ferie pronuncia le parole imparate nel posto visitato e dimostra di poter contenere, addomesticare, sottomettere il linguaggio e, quindi, gli uomini che per lui sono barbari.

In prevalenza le parole sono riferite a cibi, pietanze o bevande che ha consumato.

Dettagli: 10/08/2019 · 736 view

About me

Sono Antonio Picco. Ogni tanto pubblico qualcosa qui, non più tanto spesso, ma mai per caso. Lo faccio dal marzo del 2003.
Da allora, ho mantenuto lo stesso approccio al Web, nonostante gli effetti nocivi che la società ha riversato sulla Rete in modo entusiastico e incontrollato.
Scrivo soprattutto per commentare le dinamiche del Web e dei social network, i discorsi impegnati, gli spot pubblicitari e il desiderio obbligatorio di spettacolarizzazione dell'osceno che deve piacere anche a te, se già piace a tutti gli altri.