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Guarda una puntata di Quark e quello che succede dopo è incredibile

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Il 18 marzo 1981 andava in onda la prima puntata di Quark. Vi racconto il mio ricordo di Quark e di Piero Angela, da telespettatore bambino fino ai giorni nostri.

Bambini, per casa guardate Quark

Nella primavera del 1987 frequentavo la terza elementare e la maestra, come compito per casa, ci chiedeva di guardare la puntata di Quark che sarebbe andata in onda quel venerdì sera. Dopo aver seguito la puntata, dovevamo scrivere qualche riga e descrivere uno degli animali mostrati nel documentario.

Il venerdì sera, però, su Canale 5 andava in onda anche Dynasty, la telenovela con Joan Collins sulle vicende di cuori e di denari di ricchi petrolieri americani. Così, anche la TV in cucina, oltre a quella in soggiorno, era impegnata e a me rimaneva un piccolo televisore in bianco e nero (era il 1987) per guardare Quark.

Mi sembrava strano che la maestra volesse farci stare svegli la sera per guardare la TV, soprattutto dopo le tante parole spese contro le troppe ore che noi bambini passavamo - a suo dire - davanti alla TV. Una volta la maestra mi scriveva una nota sul diario solo perché la mattina sbadigliavo e, secondo lei, la causa di quegli sbadigli era l'aver guardato la TV fino a tardi la sera prima. Ovviamente non era vero e sappiamo che si può sbadigliare anche per altri motivi e non solo per la sonnolenza.

Ad ogni modo, guardavo Quark sul televisore in bianco e nero, pur avendo sonno. Sceglievo, poi, di descrivere sul quaderno la tarantola, come altri miei compagni; a scuola, la maestra mi chiedeva di descrivere un altro animale che ricordavo, per non avere tutti la descrizione sullo stesso animale, e scrivevo qualcosa sulla lontra. Inutile dire che le mie poche righe sulla lontra mancavano di attenti particolari sul colore del mantello della lontra, delle acque dove nuotava e della natura in cui viveva perché nel mio televisore in bianco e nero i colori non si vedevano.

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Piero Angela ritratto nella figurina dell'Album Le figurine della TV di TV Sorrisi e Canzoni, del 1988.

Tutta la classe a vedere Quark a casa di una nostra compagna

Sempre nel 1987, la maestra insisteva con Quark e, siccome nella nostra scuola non avevamo un televisore, portava tutta la classe a vedere la TV a casa di una nostra compagna che viveva a pochi metri dalla scuola. Eravamo solo sei bambini nella nostra classe, che era una pluriclasse formata da tre bambini di terza e altri tre di quarta elementare.

Erano veramente altri anni e sembra strano a distanza di 30 anni raccontare che a scuola non ci fosse un televisore. Vi dirò che a scuola non avevamo neanche il telefono, ma siamo diventati adulti lo stesso.

La macchina meravigliosa

Superati gli anni Ottanta, la RAI trasmetteva nell'autunno del 1990 la serie di documentari sul corpo umano La macchina meravigliosa. Erano gli anni del cartone animato Siamo fatti così. I documentari di Piero Angela sul corpo umano trasmessi dalla RAI ogni giovedì sera - in prima serata! - miravano a un pubblico adulto. Le immagini erano per l'epoca mai viste prima e lo stesso Piero Angela sembrava farsi piccolo piccolo per mostrarci il corpo umano visto da dentro e da vicino.

Io non ho potuto seguire tutte le puntate per intero perché in quelle settimane il giovedì sera rientravo a casa tardi dalle lezioni del corso di computer, dove imparavo i rudimenti del linguaggio Basic (ne parlavo qui).

Ho comunque un bel ricordo di "La macchina meravigliosa" e mi chiedo perché non sia stato replicato altre volte dalla RAI.

Viaggio nel cosmo

Passando dall'estremamente piccolo all'infinitamente grande, tra il 1997 e il 1998 la RAI trasmetteva Viaggio nel cosmo nella prima serata del venerdì. Con tecniche eccezionali di computer grafica, Piero Angela attraversava lo spazio e conquistava mondi mai visti e forse a noi inarrivabili anche nei millenni futuri.

A distanza di 20 anni è impensabile per la RAI trasmettere un documentario il venerdì sera.

Ricordo che quello era il mio primo anno all'università e il venerdì sera potevo guardare "Viaggio nel cosmo" fino alla fine perché il sabato mattina non dovevo alzarmi presto per andare a lezione. Dopo anni ed anni, il sabato per me diventava un giorno libero.

Il successo di "Viaggio nel cosmo" stava nell'attualità delle missioni spaziali di cui parlavano anche i titoli dei telegiornali. Infatti, in quel periodo era partita una missione su Marte e per la prima volta potevamo vedere le immagini del suolo del Pianeta rosso, anche in 3D con l'ausilio di speciali occhialini con le lenti colorate.

Anche di "Viaggio nel cosmo" mi chiedo perché la RAI non abbia trasmesso le repliche.

Superquark

Nel corso degli anni la TV e i telespettatori hanno istituzionalizzato Quark, Piero Angela e il figlio Alberto Angela. I documentari hanno trovato spazio nei palinsesti sperimentando quasi tutte le fasce orarie.

Da qualche anno è tradizionale l'appuntamento settimanale con Superquark in estate e durante le feste natalizie. La trasmissione comincia sempre con un lungo documentario della BBC sulla natura; poi seguono le rubriche con brevi servizi di scienze e tecnologia. Bisogna aspettare la fine del documentario naturalistico per arrivare agli argomenti di cui parlano le rubriche che - secondo me - sono più interessanti del documentario.

È rimasto poco in "Superquark" dell'innovazione e della produzione italiana di "La macchina meravigliosa" e di "In viaggio nel cosmo". Molto dell'interesse si è spostato - secondo me - nei filmati prodotti e trasmessi da Alberto Angelo in Passaggio a Nord Ovest e in Ulisse.

Più volte Piero Angela si è speso a difesa dei giovani e della ricerca a cui sono destinati poche risorse pubbliche; più volte sono stati mostrati giovani ricercatori italiani plurilaureati in fuga verso i laboratori di qualche università americana, perché in Italia non sono state date loro occasioni di crescita. La RAI, però, a fronte di tante parole in favore dei giovani e del merito non ha saputo proporre una giovane alternativa a Piero Angela, che ha superato gli 80 anni continuando a lavorare in TV, se non trovandolo nel figlio Alberto, talentuoso anche lui.

Quark, la rivista

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La copertina del primo numero di Quark del marzo 2001.

Non dimentico di citare Quark, la rivista di cui conservo tutti i 71 numeri usciti in edicola tra il 2001 e il 2006.

In quel primo numero della rivista, lo stesso Piero Angela scriveva:

Erano anni che maturava l'idea di fa uscire una rivista Quark: me lo chiedevano molti telespettatori e anche il pubblico che incontravo nelle mie conferenze.

La rivista, in realtà, non era proprio collegata al programma e, infatti, Piero Angela aggiungeva:

Cosa vuole essere Quark? Non certamente un'appendice del programma televisivo. Una rubrica televisiva infatti riesce appena a sfiorare l'infinita varietà di cose straordinarie che escono ogni giorno dal mondo della ricerca. La rivista cercherà di raccontarle.

Di Quark trasmissione rimarrà però lo stile, la linea e, se mi permettete, la serietà.

A differenza di altre riviste scientifiche destinate al grande pubblico, "Quark" manteneva un certo rigore anche nella scelta delle immagini e non inseriva distrattamente foto di corpi più o meno nudi con la scusa della scienza.

Il rigore e la serietà non sono stati sufficienti e, forse, il grande pubblico non ha saputo meritare un prodotto editoriale come la rivista "Quark". Col numero 71, la rivista chiudeva e il direttore nell'editoriale scriveva:

Dopo settantuno numeri, settantuno (e più) mesi vissuti appassionatamente, lasciamo il campo. Ci manca il fiato economicamente, i nostri conti non tornano, non ci sarebbe mancato di sicuro il fiato [...].

Con la rivista erano anche distribuiti i DVD di alcune puntate speciale di "Superquark". Vi confesso che conservo quei DVD ancora chiusi nella pellicola di plastica perché non si rovinino.

Vi confesso anche che non avevo letto l'editoriale dell'ultimo numero con l'annuncio della chiusura della rivista e il mese successivo facevo il giro delle edicole in cerca del numero 72 che, purtroppo, non è mai uscito. Quando sfogliavo per l'ennesima volta quel numero 71, finalmente mi soffermavo anche su quella pagina inizialmente ignorata per la fretta di correre subito a leggere i primi articoli veri.

Conservo gelosamente la mia collezione di "Quark".

CICAP e il controllo sul paranormale

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Un articolo di Piero Angela in Scienza e Paranormale, n. 22, anno VI, nov.-dic. 1998, rivista pubblicata dal CICAP.

Anche se non collegato direttamente alla trasmissione, dai miei archivi esce qualche pubblicazione del 1998 del CICAP, il Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale, di cui oggi Piero Angela è il presidente onorario.

Oggi forse l'importanza da dare al controllo delle affermazioni, che spesso circolano senza avere un fondamento di realtà scientifica, è più attuale di allora.

Il titolo sensazionalistico, la verità che nessuno ti dirà mai e il video che ha già fatto il giro del Web sono alcuni esempi di come la gente sia facilmente tratta in inganno da qualcosa che somiglia alla scienza senza essere scienza. Persone sicuramente non serie fanno circolare affermazioni potenzialmente dannose, mentre una rivista seria come "Quark" chiude per i conti che non tornano.

Piero Angela profeta

Naturalmente non si tratta di profezie, ma di illuminanti intuizioni di chi ha tanta esperienza e tante esperienze.

Rileggendo alcune pagine del libro di Piero Angela, Premi e punizioni, edito a Milano da Mondadori nel 2000, capita di ritrovare alcune parole che oggi suonano profetiche.

Parlando dell'invecchiamento della popolazione e di immigrazione, Piero Angela che non conosceva i dati ISTAT appena pubblicati scriveva così quasi 20 anni fa:

È vero che l'arrivo di extracomunitari colmerà in parte i buchi demografici, e che i loro contributi lavorativi (naturalmente se saranno in regola) andranno a risanguare in parte le casse delle pensioni. Ma il problema è un altro: non è aumentando la quantità di manodopera immigrata che si diventa ricchi e competitivi, ma aumentando la qualità di tutto ciò che si produce, e di ciò che vi sta dietro o intorno.

A commento di una TV poco attenta a riportare i fatti e più interessata, invece, a coinvolgere lo spettatore emotivamente, Piero Angela ricordava nel libro un suggerimento dato a uno scienziato deluso dallo scarso interesse dell'opinione pubblica ai lavori del convegno da lui organizzato. Neanche una riga sulla stampa locale e allora Angela con un esempio gli spiegava il funzionamento della macchina dell'informazione:

Certi problemi vengono portati avanti dall'opinione pubblica a rimorchio di un fatto emotivo: se si riesce a fare scandalo, rumore, o rissa, arrivano i fotografi e le telecamere.

Nel libro è descritto anche il il ruolo della televisione nell'informazione. A pagina 205 osservava:

L'informazione che vediamo in televisione è apparentemente sempre diversa, ma in realtà è sempre la stessa: gli incidenti, le rapine, i regolamenti di conti [...].

Anche oggi il dibattito sulla TV e sul ruolo nuovo dei social media - che nel 2000 non c'erano - pone molti interrogativi e poche risposte chiare e condivise da tutti. Non si può fare a meno del coinvolgimento emotivo dello spettatore ed è per questo che le fake news e i depistaggi ignoranti hanno tanta presa: coinvolgono emotivamente la gente che misura la verità con i like e le condivisioni.

Complimenti per il programma

In conlusione, a me i programmi di divulgazione scientifica piacciono tanto e li seguo. Non ho pregiudizi neanche sui programmi che raccontano i misteri, come ad esempio Voyager e Mistero.

La scienza abitua a una visione critica delle cose e lo fa usando il linguaggio proprio della scienza. Molti argomenti non saranno mai di facile comprensione e arrivare al grande pubblico impone una certa semplificazione.

Anche i programmi di giornalismo di inchiesta, come Report e Presa diretta, usano il linguaggio rigoroso della scienza, con la ricerca sul campo di testimonianze, dati, prove ecc. e talvolta il racconto non è di immediata comprensione, specie quando si parla di finanza e di giro di soldi. Altri programmi simulano le inchieste, ma puntano al coinvolgimento emotivo invece che al rigore del racconto, come per esempio Le iene o Striscia la notizia.

Ai programmi di divulgazione scientifica chiedo di insegnare al grande pubblico le regole del linguaggio scientifico e il rigore del racconto senza particolari coinvolgimenti emotivi, se non la curiosità e la passione per la scienza.

Una nota sul titolo: è una scherzosa presa in giro ai tanti che cliccano sui titoli click-bait come questo.

Dettagli: 19/03/2017 · 1612 view

About me

Sono Antonio Picco. Ogni tanto pubblico qualcosa qui, non più tanto spesso, ma mai per caso. Lo faccio dal marzo del 2003.
Da allora, ho mantenuto lo stesso approccio al Web, nonostante gli effetti nocivi che la società ha riversato sulla Rete in modo entusiastico e incontrollato.
Scrivo soprattutto per commentare le dinamiche del Web e dei social network, i discorsi impegnati, gli spot pubblicitari e il desiderio obbligatorio di spettacolarizzazione dell'osceno che deve piacere anche a te, se già piace a tutti gli altri.