Le parole sono di tutti e le opinioni si condividono
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Il Popolo del Web e l'azione collettiva
Internet e i social network sono come delle banche, dove depositiamo e movimentiamo parte delle nostre informazioni: gusti, opinioni, stati d'animo, numeri, luoghi ecc. Queste informazioni sono a disposizione di chi ne fa richiesta, più o meno liberamente. L'uso del patrimonio di informazioni, prelevate dai nostri depositi, è come un investimento per alcune organizzazioni interessate ad influenzare e indirizzare i flussi informativi.
Il voto è un esempio di deposito e movimentazione delle nostre informazioni, in questo caso delle nostre preferenze politiche, che possono essere lette ed interpretate solo dopo essere state raccolte e contate. Per guadagnarsi un voto, il candidato deve riuscire a coinvolgere, convincere e condizionare l'elettore; a sua volta, l'espressione del voto di tutti condizionerà il politico.
Quando deposito in banca 1 euro, la banca avrà a diposizione il mio euro e io continuerò a possedere 1 euro: in totale, io e
la mia banca avremo 2 euro. La banca con le risorse dei clienti può muovere capitali e fare investimenti.
Quando manifesto una mia opinione in Rete, la Rete la registrerà; però, le opinioni non sono tutte uguali come i soldi e non è detto
che la mia opinione valga come la tua. Per questo, qualcuno può avere interesse a movimentare un certo tipo di opinione a discapito
di altre.
Per esempio, su Google Trend vengono registrate e diffuse le
parole ricercate con più frequenza nella Rete. Si è osservato che le ricerche in Rete sono in gran parte influenzate dalle notizie dei tg,
come accennavo qui.
In modo analogo, su Twitter ci sono i trending topic, cioè gli argomenti o gli hashtag di tendenza.
Come scriveva Gustav Le Bon in "Psicologia delle folle", le nostre azioni prese tutte insieme costituiscono un'unica azione colletiva che non sostituisce la somma delle azioni ma le si mette di fianco, con un peso molto maggiore: è il rapporto tra il singolo (io) e la collettività (gli altri). L'azione collettiva è messa in atto da un'entità sovraindividuale capace di sovrastare, per il diverso peso, l'individuo preso singolarmente. Così, è possibile condizionare i pensieri e le volontà dei singoli, da parte di chi legge e interpreta l'azione collettiva.
La folla è vista negativamente da Le Bon, perché la folla è preda degli istinti più bassi e lo si è visto nel secolo scorso per come i regimi totalitaristici hanno usato il condizionamento delle folle e la propaganda, la nuova arma moderna che ha contribuito - secondo me - allo scoppio di due guerre addirittura mondiali.
Ripenso alla psicologia delle folle ogni volta che sento parlare del Popolo del Web e ogni volta che questo popolo fa notizia. Una notizia in tv è capace di generare un certo traffico in Rete e alla mia opinione singola sarà affiancata una opinione collettiva, che in realtà non esiste perché non è altro che la somma di singole opinioni, così come i soldi che spendono le banche non esistono perché non sono altro che la somma dei depositi dei singoli clienti, verso i quali le banche sono in debito.
Per come la Rete (entità sovraindividuale) può condizionare i pensieri e le volontà dei singoli, è importante identificare chi controlla e regola i flussi delle
informazioni, che tutte insieme danno la voce alla collettività; quanto potere siamo disposti a concedere a costoro?
Per come agisce la
psicologia delle folle, infine, è utile ricordare che siamo portati a credere alle persone e non alle notizie, per cui la stessa
notizia data da persone diverse assume un significato diverso.
About me
Antonio Picco, blog on-line dal 2003.
Osservatore intransigente della società, critico dell'evoluzione digitale e del suo impatto sulle nostre vite.
Nel mio blog condivido riflessioni inedite sull'evoluzione del digitale e il suo impatto sulla società, con l'obiettivo di scardinare i diktat del pensiero stampato.
Le parole sono di tutti e le opinioni si condividono.
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