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Wikipedia: i contenuti sono liberi ma li oscuro perché il sito è il mio
Se i contenuti della Rete sono liberi o di libero accesso, i contenitori non lo sono: i cervelloni dove girano i siti internet non crescono spontaneamente nel bosco ma sono di proprietà di qualcuno. Persino facebook che è gratis e lo sarà sempre appartiene a qualcuno, eppure i dati contenuti sono i nostri.

La pagina italiana di Wikipedia in un comunicato di oggi esprime solidarietà verso i colleghi
di lingua inglese che protestano contro le proposte di legge Sopa e Pipa in materia
di lotta alla pirateria e tutela del diritto d'autore.
Il Sopa, Stop Online Piracy Act, è una proposta di legge americana per introdurre
strumenti giuridici in materia di tutela del diritto d'autore; il Pipa, Protect Ip
Act, è un'altra delle discusse proposte di legge per limitare l'accesso ai siti web,
in maggioranza stranieri, che pubblicano contenuti senza licenza o praticano la
pirateria.
Queste proposte sono fortemente criticate perché viste come forma di censura, che
negli Usa - terra anche di contraddizioni diffcili da capire per noi italiani ed
europei - è vista come una minaccia ai principi fondamentali di libertà.
Non è la prima volta che Wikipedia oscura le proprie pagine in forma di protesta e in
questo modo raccoglie molti consensi e messaggi di solidarietà. Non si può, da parte del
legislatore, non tener conto delle cose buone che la Rete può dare (ad esempio Wikipedia) e
che provvedimenti come il Sopa e il Pipa potrebbero cancellare anche per un uso distorto del provvedimento stesso.
Dovrebbe cambiare, invece, il concetto di gratuità della Rete: i siti che tutti noi usiamo ogni giorno
(Google, Wikipedia, Facebook, Twitter, ad esempio) sono accessibili gratuitamente
(al netto dei costi di connessione che paghiamo al gestore della linea telefonica), però sono anche società che producono
profitto. I contenuti di questi siti sono quelli che liberamente si possono trovare nella Rete, come i link alle fonti
citate su Wikipedia, ma il proprietario o l'amministratore di questi siti può decidere di scioperare, oscurare, cancellare
le proprie memorie proprio perché i contenitori - a differenza dei contenuti - possono non essere liberi. Quando
comperiamo un libro, al contrario, l'editore non verrà a casa nostra a strapparne le pagine perché il libro - inteso come
supporto fisico e non come contenuto - è il nostro.
Cosa succederebbe se un giorno Facebook scioperasse e non ci permettesse di accedere ai nostri dati?
About me
Sono Antonio Picco. Ogni tanto pubblico qualcosa qui, non più tanto spesso, ma mai per caso. Lo faccio dal marzo del 2003.
Da allora, ho mantenuto lo stesso approccio al Web, nonostante gli effetti nocivi che la società ha riversato sulla Rete in modo entusiastico e incontrollato.
Scrivo soprattutto per commentare le dinamiche del Web e dei social network, i discorsi impegnati, gli spot pubblicitari e il desiderio obbligatorio di spettacolarizzazione dell'osceno che deve piacere anche a te, se già piace a tutti gli altri.
Parlo spesso di:
Amazon, Apple, Banksy, Call Center, Che tempo che fa, Chernobyl, Chiesa, Clickbait, Clima, Covid, Democrazia, Derrick, Eccellenze, Europa, Expo, Facebook, Fake news, Friuli, Giornate mondiali, Google, Green pass, Instagram, Italia, Libri, Meme, Meteo, Negazionista, Nostradamus, Pandemia, Papa, Philippe Daverio, Popolo del web, Populista, Privacy, Pubblicità, Quora, Rai, Schwa, Selfie, Social network, Spam, Steve Jobs, Superquark, Tempo, Tv, Twitstar, Twitter, Vodafone, WhatsApp, Wikipedia, Wind.