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Non tutti gli ambientalisti sono brava gente

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Qual è la differenza tra gli estremisti islamici che nel 2015 devastarono il museo di Mosul e gli ambientalisti che deturpano i quadri nei musei?

Gli attacchi ambientalisti contro l'arte

Assistiamo alla diffusione di attacchi contro le opere d'arte esposte nei musei, compiuti da ambientalisti con lo scopo di catturare l'attenzione dell'opinione pubblica e dare potenza ai loro slogan.

Ricordiamo la torta lanciata contro la Gioconda al Louvre a Parigi e l'attacco da parte degli ambientalisti contro un'opera di John Constable esposta alla National Gallery a Londra, avvenuti la scorsa estate. Con le mani incollate alla cornice del quadro, gli attivisti del gruppo Just Stop Oil spiegavano il gesto denunciando l'inutilità dell'arte in confronto alla mancanza di cibo e di acqua, dovuta ai cambiamenti climatici.

È dei giorni nostri la notizia dell'attacco contro un quadro di Van Gogh, sempre alla National Gallery, e contro le opere di Goya esposte al museo del Prado a Madrid.

La libertà di stampa non basta

La libertà di stampa è una gran cosa, ma di fatto talvolta è inutile. O, meglio, non è ugualmente efficace. Quelle persone potevano pubblicare un post su Facebook, un video su YouTube o una foto su Instagram, invece hanno progettato e compiuto un gesto brutale. Pubblicare anche mille post non serve a raggiungere l'opinione pubblica, perché ogni messaggio è travolto dall'enorme quantità di materiale riversato ogni secondo sulla Rete: chi mai, per esempio, leggerà queste righe che sto scrivendo?

Lo sosteneva anche Unabomber - University and Airline Bomber, quello degli USA - nel suo manifesto. Traducendo liberamente il paragrafo n. 96, il terrorista era consapevole di quanto fosse impossibile per la maggior parte degli individui impressionare la società con le sole parole; per questo motivo, colpiva uccidendo delle ignare persone: il gesto disumano e criminale avrebbe - come di fatto è successo - catturato l'attenzione pubblica e indirizzato i dibattiti verso le sue critiche alla società, alla globalizzazione, alla tecnologia e alla Sinistra progressista degli USA.

Attenzione ad abbracciare certi slogan

Gli scioperi dalla scuola, le autostrade bloccate e le opere d'arte rovinate sono gesti pericolosi accompagnati da slogan facilmente condivisibili. Per gli ambientalisti la natura idealizzata e indiscutibile è, nella realtà dei fatti, il motivo per riassestare i rapporti di assoggettamento di alcuni da parte di altri. Eliminare o rendere inaccessibili i combustibili fossili sta già creando squilibri in Europa e nel Mondo; le speculazioni sul prezzo del gas metano indeboliscono l'indipendenza di alcuni Paesi e non esiste libertà senza indipendenza.

Gli slogan sono sempre contro qualcosa o qualcuno. Quando smetteranno di essere contro qualcuno, smetteranno anche di avere ragione di esistere e ciò è contrario all'istinto di sopravvivenza di dimostranti, attivisti, eroine e dissidenti perché costoro hanno bisogno del mostro da distruggere per dare potenza alla loro esistenza.

Voglio dire che bloccare le autostrade, scioperare da scuola, rovinare i quadri non è violenza, anche se quei gesti sono gesti violenti. Non è violenza perché la violenza è la risposta a uno stimolo e il gesto violento ne esaurisce la spinta ad agire. Per esempio, la devastazione delle opere nel museo di Mosul da parte degli estremisti islamici dell'ISIS non ha messo fine né all'Isis né alle tensioni in Medio Oriente. La devastazione è stato un gesto violento ma non era violenza.

Bloccare le autostrade, rovinare i quadri, scioperare da scuola sono, secondo me, l'espressione di un dissenso più grande verso un mondo con il quale quelle persone non riescono a dialogare e dal quale non sono capaci di isolare la propria individualità. Allora, abbracciano la causa ambientalista che ci rende tutti quanti colpevoli dei tanti mali del mondo. L'ambientalista attivista, invece, assolve sé stesso, si fa portatore di valori alti e incontestabili, pone tutti gli altri davanti alla loro impotenza (cioè nell'impossibilità di controllare il clima), li giudica e li condanna a veder distrutta la loro serenità con attacchi casuali e imprevedibili, come faceva Unabomber.

Dettagli: 06/11/2022 · 595 view

About me

Sono Antonio Picco. Ogni tanto pubblico qualcosa qui, non più tanto spesso, ma mai per caso. Lo faccio dal marzo del 2003.
Da allora, ho mantenuto lo stesso approccio al Web, nonostante gli effetti nocivi che la società ha riversato sulla Rete in modo entusiastico e incontrollato.
Scrivo soprattutto per commentare le dinamiche del Web e dei social network, i discorsi impegnati, gli spot pubblicitari e il desiderio obbligatorio di spettacolarizzazione dell'osceno che deve piacere anche a te, se già piace a tutti gli altri.