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Dietro alla Dietrologia di Fabri Fibra

Sull’Italia e sugli italiani uno dei ritratti meno propagandistici che possiate trovare in giro (prefazione esclusa). Non una discussione sui massimi sistemi, non un tema di italiano, nessun passo indietro, nessun tono da abbassare, ma una serie di riflessioni critiche sull’Italia, sviluppate sul case study Fabri Fibra, e sugli italiani; italiani che sono festaioli: chi conta va alle feste, e tutti gli altri, che a quelle stesse feste vorrebbero andare, in quel modello di persone si identificano. Sono 345 pagine di carta ma potrebbero anche essere una raccolta di post pubblicati su un blog, quindi i capitoli possono anche essere letti in ordine diverso da come sono stampati; per lo stesso motivo alcune parti si ripetono ma – e questo è l’importante – non si contraddicono. Da qualche settimana prima dell’uscita del libro Dietrologia è anche un blog su tumblr.
Per leggere e capire il libro bisogna prima sapere cosa siano facebook, youtube e i forum; poi si deve aver visto la tv senza le fobie dei radical chic o l’appetito bulimico di chi compera televisori più grandi della parete del soggiorno.
I media in questi anni – dice Fabri Fibra nel libro – ci fanno vivere in un Matrix che genera livelli di realtà con cui molti ragazzi italiani fanno il photoshop alla propria inadeguatezza. Non è la tv ad essere il diavolo, ma è la mancanza di idee e di alternative a cominciare il circolo vizioso. Questa mancanza è colmata dalla tv. Per capire gli effetti del Matrix sentiamo ad esempio Michelle Hunziker intervistata da Giletti all’Arena di Rai Uno rispondere che siccome in Svizzera non ci sono il glamour e la moda come in Italia, lei da bambina non sognava di fare tv ma di fare un mestiere come l’interprete (puntata del 6/11/2011).
Quelli che scrivono libri - guardate gli ospiti di Che Tempo Che Fa di Fazio – dicono di scrivere libri per il bene dell’umanità; non dicono, invece, di scrivere libri perché con quei libri loro ci campano. Forse non vedremo Fabri Fibra parlare di Dietrologia da Fazio, ma lui spiega bene il perché abbia scritto il libro.

Potresti anche voler vedere le foto del concerto di Fabri Fibra, Controcultura Tour.

Alcune mie note a margine:

Nel 2011 tu non puoi pensare di bastarti da solo

Tra le pagine 71 e 85 parla della difficoltà di accettare le culture diverse in Italia. Se l'italiano come lingua è morta perché importiamo parole straniere senza inventarne noi di nuove, l’italiano come popolo sarebbe, invece, chiuso verso la diversità. Fabri prende a esempio un Paese come la Francia perché lì ci sono razze che si sono integrate da decine di anni e oggi i loro figli e i figli dei loro figli parlano perfettamente francese e fanno parte della società francese. Quella dei francesi con gli stranieri, dico io, non è stata integrazione ma colonizzazione. In Francia è vietato andare in giro col burqa, primo Paese europeo a censurare il burqa; i disordini delle periferie parigine di qualche anno fa, dove le mettiamo? Algerini e marocchini parlano francese ma i francesi non parlano arabo, anzi in Francia sono vietate le parole straniere.

Stuck in the Middle

I giovani in Italia sono bloccati nel mezzo, bloccati tra il passato e il futuro, un futuro che non arriva mai, che si vede solo sul web. Questo è lo stato iniziale di quella che io chiamo sindrome del principe Carlo: Carlo di Inghilterra ha l’età e i titoli (se non altro nobiliari) per prendere il posto della madre sul trono; ma Elisabetta II non si schioda e da sotto quel peso Carlo non è mai emerso. Nel frattempo, il figlio di Carlo, William, è cresciuto e sgomita. Carlo, quindi, non sarà mai re perché è tra il vecchio che non molla e il giovane che spinge: bisogna recuperare il ritardo e come per i treni si sopprime la corsa.

In Italia la Rete è un’occasione sprecata

Uno dei capitoli più completi del libro va dalla pagina 140 a pagina 159 dove si parla di tv e di internet; Fabri legge i forum e tutti i commenti sui social network – sembra di capire – . Sulla tv, o meglio del matrix, non si aggiunge nulla di nuovo, ma su internet c’è materiale per i guru dei social media (così, magari, imparano qualcosa invece di compiacersi e basta).
Una triste realtà: il web è il cimitero della lingua italiana popolato da ragazzini ma anche da adulti con la pressione ormonale in corpo e il vuoto dilagante intorno. La Rete, poi, è un’occasione sprecata perché non partecipa all’innovazione e allo sviluppo di idee: il prodotto della Rete è un sughetto ristretto di porno, calcio e gossip con la frustrazione a fare da legante. Il case study è sulle reazioni e sui commenti a un suo video in cui era intervistato da una donna; i commenti erano volgari e Fabri dà questa interpretazione freudiana: sono tutti commenti sulle donne che dimostrano come i ragazzi italiani non vivano serenamente certe situazioni, e abbiano relazioni che li soddisfano, che li gratificano. Se dimostri tanta inesperienza in fatto di femmine, se mostri continuamente un desiderio irrealizzato vuol dire che hai fatto poco, hai visto poco, hai dato poco e ancora desideri tanto, vuol dire che hai scopato poco nella vita. Fateci caso quando leggete o fate certi commenti perché c’è un fondo di verità.

Andare via

Chi non ha letto il libro e ne fa la recensione su La Repubblica o la prefazione come Travaglio vede il titolo di questo capitolo e parla dei cervelli in fuga: infatti, secondo quello che scrivono i giornalisti, siamo portati a pensare che ci siano i pullman alla frontiera che di notte portano via i ricercatori italiani per portarli nelle università europee o americane a fare i ricercatori strapagati. Il discorso, invece, è un altro e non riguarda i ricercatori che, comunque, sono una categoria privilegiata rispetto a tutti gli altri senza una laurea. Andare via per fare esperienze e guardarsi dal di fuori e scoprire che tu sei un’altra cosa ma non lo sai ancora, non lo sai perché hai incontrato persone che ti danno sempre la stessa forma, che ti schiacciano e ti fanno credere che sei in un modo quando sicuramente sei un’altra persona.

Aggiornamento del 25/07/2012: anche Fabri Fibra ha letto questo post: guarda qui.

Dettagli: 06/11/2011 · 2926 view

About me

Sono Antonio Picco. Ogni tanto pubblico qualcosa qui, non più tanto spesso, ma mai per caso. Lo faccio dal marzo del 2003.
Da allora, ho mantenuto lo stesso approccio al Web, nonostante gli effetti nocivi che la società ha riversato sulla Rete in modo entusiastico e incontrollato.
Scrivo soprattutto per commentare le dinamiche del Web e dei social network, i discorsi impegnati, gli spot pubblicitari e il desiderio obbligatorio di spettacolarizzazione dell'osceno che deve piacere anche a te, se già piace a tutti gli altri.