Le parole sono di tutti e le opinioni si condividono
antoniopicco.it
nell'ordine delle cose
Sei qui: Home > Politica e media più devoti che innamorati di Mario Draghi
Politica e media più devoti che innamorati di Mario Draghi
Non è amore ma devozione. La politica e i media si votano a Mario Draghi in cerca della remissione di debiti e peccati.
Le larghe intese
Stupisce il largo consenso a Mario Draghi. I media e la politica sembrano innamorati del nuovo Presidente del Consiglio, ai più conosciuto per la sua firma sulle banconote in euro e per la frase «Whatever it takes».
È corretto dire che i media e la politica siano innamorati di Mario Draghi? Secondo me, no.
Innamorati o devoti?
I media e la politica - in una parola, la politica, dal momento che certi media sono strumentali alla politica - hanno manifestato devozione a Mario Draghi. Il presidente Mattarella lo ha incaricato di formare un nuovo governo e di cercare una maggioranza in un Parlamento già sfibrato e, forse, nato male.
La politica si è votata a Mario Draghi come ci si vota a un santo per chiedere la remissione dei peccati e, soprattutto, dei debiti.
Il peccato e la penitenza
La politica, forse inconsciamente, ha maturato il senso di colpa per le conseguenze degli eventi e nel cogliere la provvisorietà del mandato popolare, vicino alla scadenza, i politici si rimettono a chi riparerà ai mali, ai quali loro stessi non hanno saputo trovare rimedio.
La politica fa così penitenza e si rimette al Presidente del Consiglio più per devozione che con amore. Ma la politica e i media sono pronti a fare anche la penitenza?
Propongo una rilettura dell'ultimo anno di pandemia con le parole peccato e penitenza. Il peccato è in ogni gruppetto di persone che diventa immediatamente un assembramento; il peccato è fare una corsa o una passeggiata, voler tornare a casa propria e stare con i propri cari. La penitenza è il castigo della chiusura e della reclusione, la negazione di ogni piacere e la privazione del potere di dare senso all'esistenza.
La politica e i media usando il linguaggio della colpa e del castigo a loro volta si fanno portatori dei mali del mondo; quando diventano consapevoli della caducità del loro ruolo, provvisorio e non immutabile, si rimettono a Mario Draghi e recitano metaforicamente l'Atto di dolore.
About me
Sono Antonio Picco. Ogni tanto pubblico qualcosa qui, non più tanto spesso, ma mai per caso. Lo faccio dal marzo del 2003.
Da allora, ho mantenuto lo stesso approccio al Web, nonostante gli effetti nocivi che la società ha riversato sulla Rete in modo entusiastico e incontrollato.
Scrivo soprattutto per commentare le dinamiche del Web e dei social network, i discorsi impegnati, gli spot pubblicitari e il desiderio obbligatorio di spettacolarizzazione dell'osceno che deve piacere anche a te, se già piace a tutti gli altri.
Parlo spesso di:
Amazon, Apple, Banksy, Call Center, Che tempo che fa, Chernobyl, Chiesa, Clickbait, Clima, Covid, Democrazia, Derrick, Eccellenze, Europa, Expo, Facebook, Fake news, Friuli, Giornate mondiali, Google, Green pass, Instagram, Italia, Libri, Meme, Meteo, Negazionista, Nostradamus, Pandemia, Papa, Philippe Daverio, Popolo del web, Populista, Privacy, Pubblicità, Quora, Rai, Schwa, Selfie, Social network, Spam, Steve Jobs, Superquark, Tempo, Tv, Twitstar, Twitter, Vodafone, WhatsApp, Wikipedia, Wind.