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Apri l'app e buttati dentro YouTube

Ciao e benvenuti in questo nuovo video! La deriva di YouTube definito un pozzo nero in un articolo di The Guardian.
YouTube è un pozzo nero
La parola più usata per parlare dei servizi di pubblicazione e condivisione di contenuti creati dall'utente comune di Internet è social, nella contrazione di social network. La parola chiave è network, cioè rete, mentre social è solo l'aggettivo.
Quando McLuhan parlava - da profeta - degli effetti sociali dell'uso dei mezzi di comunicazione, si riferiva al modo in cui l'uso di un mezzo di comunicazione fosse in grado di condizionare profondamente le persone: il medium è il messaggio [1]. Comunicare è alla base di ogni gruppo di persone.
Le persone sono compiaciute dalla tecnologia, specie se è nuova. Questa è stata anche la fortuna di YouTube per la pubblicazione e la condivisione di video on-line. In quegli anni, tra il 2005 e il 2006, si diffondeva banda larga e i browser avevano nuove funzionalità per la visualizzazione dei video [2].
Tralasciando la questione del copyright, la deriva di YouTube dopo 13 anni di attività è sintetizzata nel titolo di un articolo su The Guardian: YouTube è diventato un pozzo nero (cesspit) con video clickbait.
L'opinione dell'articolo è condivisibile. Con YouTube si scaccia la noia e la noia ci porta anche a perdere tempo nel modo peggiore. I titoli dei video con più visualizzazioni parlano chiaro. Apro ora l'applicazione di YouTube sul mio telefonino e copio i primi video che la home mi propone.
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Che cosa hanno in comune questi video? Hanno tutti dei titoli clickbait, cioè hanno titoli scritti appositamente per indurre l'utente a cliccare perché incuriosito. Funzionano come un'esca. Dietro c'è il mercato delle visualizzazioni che ha bisogno dei grandi numeri per far fruttare tanti euro.
Cosa possiamo fare?
YouTube è una piattaforma a disposizione di tutti, ma non è di tutti. Inoltre, al mondo non esiste solo YouTube.
La mia e la vostra missione non è migliorare YouTube: la mia e spero anche la vostra missione è migliorare il Web. Tutte quelle visualizzazioni sono le vostre.
Bisogna sapere che i contenuti nel Web sono organizzati in enormi database dove sono ordinati per popolarità e non per qualità, verità, spettacolarità, bontà ecc.: la popolarità si può misurare con le visualizzazioni; la qualità, invece, si può appena citare con il mi piace e il non mi piace.
Alcune statistiche
Il Rapporto sulla trasparenza di Google sui video rimossi da YouTube tra i mesi di ottobre e dicembre 2017 mostra chiaramente che in quel periodo sono stati rimossi 8.284.039 video.
In questa infografica di statista.com. In maggioranza i video rimossi sono a contenuto sessuale, spam o ingannevole. I titoli clickbait sono ingannevoli perché col titolo promettono reazioni che l'utente non avrà.

Note
- MCLUHAN, Marshall; FIORE, Quentin. The medium is the message. New York, 1967, 123: 126-128.
- LOVINK, Geert. Ossessioni collettive: Critica del social media. EGEA spa, 2016.
About me
Antonio Picco, blog on-line dal 2003.
Osservatore intransigente della società, critico dell'evoluzione digitale e del suo impatto sulle nostre vite.
Nel mio blog condivido riflessioni inedite sull'evoluzione del digitale e il suo impatto sulla società, con l'obiettivo di scardinare i diktat del pensiero stampato.
Le parole sono di tutti e le opinioni si condividono.
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