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La campagna del Ministero per la prevenzione dell'HIV e come l'opinione pubblica percepisce il rischio sanitario, tra imbarazzi e politicamente corretto

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Lo spot del Ministero della Salute per la prevenzione dell'HIV e della altre malattie sessualmente trasmissibili, i vaccini obbligatori e batteri resistenti agli antibiotici: quanto avere paura per la nostra salute?

Con l'HIV non si scherza

Il Ministero della Salute ha realizzato una campagna pubblicitaria1 per sensibilizzare l'opinione pubblica sui rischi di contrarre l'HIV e altre malattie sessualmente trasmissibili. I volti degli spot televisivi sono di Dario Vergassola e di Giulia Michelini. Oltre agli spot, la campagna è anche attiva sui social network.

Gli spot sono stati diffusi, inizialmente, per la Giornata mondiale per la lotta all'AIDS del 1° dicembre, ma da alcuni giorni sono di nuovo trasmessi in TV.

Il formato dello spot è minimale. Dario Vergassola si prepara davanti allo specchio con una musichetta da film muto in sottofondo. Non mancano l'ironia e la leggerezza, come quando Dario cerca di spazzolarsi i capelli che non ha o quando con le mani trattiene decine di preservativi per poi prenderne uno soltanto.

Ma anche se non manca l'ironia, con l'HIV non si deve scherzare ed è proprio questo il messaggio dello spot.

A differenza delle prime campagne pubblicitarie di sensibilizzazione contro il virus dell'HIV, che causa l'AIDS2 e che la persona infetta può trasmettere principalmente con lo scambio di siringhe per drogarsi o con rapporti sessuali, questa parla solo del rischio di contrarre la malattia con rapporti sessuali non protetti. Non si parla di droga e di siringhe.

Se lo conosci lo eviti

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Tra gli anni Ottanta e Novanta, quando si cominciava a parlare di HIV e di AIDS al grande pubblico e senza imbarazzo, andava in onda uno spot molto diverso. Le immagini erano in bianco e nero, con la prevalenza dei toni scuri, delle ombre e della notte. L'unico colore era nell'alone viola3 attorno alle persone infette.

In quegli anni si parlava dell'AIDS come della malattia del secolo. Per l'opinione pubblica, la malattia era legata ai tossicodipendenti e agli omosessuali4. Erano gli anni del dramma dell'eroina: i drogati usavano in gruppo la stessa siringa per iniettarsi la droga nella vene, esponendo se stessi e gli altri al rischio del contagio. Inoltre, i rapporti sessuali con persone infette e uno stile di vita sprovveduto potevano diffondere la malattia anche a chi non faceva uso di droghe.

Lo spot voleva far riconoscere al grande pubblico quali fossero le situazioni a rischio, dipingendo di viola le persone infette.

Evitare, ma senza emarginare

L'alone viola attorno alla persona infetta unito alla paura, per qualcosa di cui sostanzialmente si sapeva poco o nulla, portavano al dramma dell'isolamento dei sieropositivi dichiarati e delle persone infette.

Accanto all'impegno della ricerca farmacologica in aiuto dei sieropositivi e dei malati, si voleva sensibilizzare l'opinione pubblica sulle condizioni di vita delle persone rappresentate nello spot con l'alone viola. Si voleva far sapere che con l'aiuto dei farmaci un sieropositivo poteva comunque tornare a lavorare o costruire una famiglia5. Così, l'uso del preservativo doveva diventare senza imbarazzo il più semplice metodo per evitare il contagio, non potendo o non volendo cercare di convincere il mondo intero a uno stile di vita monastico ed eccezionalmente casto.

Distributori di preservativi anche a scuola

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Negli anni Novanta andava di moda la proposta di installare distributori automatici di preservativi nei bagni delle scuole. Lo scopo era mettere i preservativi nell'immediata disposizione dei ragazzi e non invitarli ad avere rapporti sessuali prima dell'età della piena consapevolezza.

Il dibattito pubblico era acceso, tra favorevoli e contrari.

In TV si vedeva uno spot6 ambientato in un'aula scolastica. Nel video di quello spot vediamo che le lezioni stanno per cominciare e gli allievi si affrettano per prendere ciascuno il proprio posto. C'è un preservativo sul pavimento, forse caduto dalla tasca di qualcuno. L'anziano professore dall'aria severa entra in aula, raccoglie il preservativo e chiede alla classe: "di chi è questo?". Dopo un primo imbarazzo, si alza un ragazzo, poi un altro e un altro ancora fino a quando tutta la classe si alza in piedi.

Il messaggio era che non bisognava più vergognarsi di un preservativo: la salute era più importante della morale.

L'AIDS In Italia

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Dai dati sui decessi per AIDS in Italia negli anni 1982-20137 si vede un aumento molto rapido dei casi durante gli anni Ottanta e i primi anni Novanta; poi, una rapida discesa fino a meno di 1000 morti l'anno fino al 2013.

Il primo caso in Italia è datato 1982.

Il male non è sconfitto. Inoltre, negli ultimi anni si sono aggiunti nuovi fattori di rischio sanitario. Non c'è solo l'AIDS a preoccupare gli italiani.

Malattie sessualmente trasmissibili in Italia

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Leggendo le statistiche8, si registra un aumento dei casi annui di infezioni da malattie sessualmente trasmissibili, sia tra le donne che tra gli uomini (cfr. immagine). È in aumento anche il numero di casi di infezioni tra gli stranieri.

Inoltre, dopo l'anno 2000 i casi di sifilide sono aumentati del 350% rispetto agli anni Novanta.

Si capisce, allora, come la campagna del Ministero della Salute sia motivata da dati oggettivi.

Paura e voglia di sicurezza

Per come avvengono il contagio e la diffusione di tali malattie, si capisce anche l'aumento delle paure degli italiani.

Parlando di immigrati, l'opinione pubblica sembra soprattutto allarmata per un possibile aumento dei reati9 più che per il rischio sanitario.

Le recenti disposizioni per l'obbligo di vaccinazione sono spiegate al grande pubblico con l'obiettivo di vaccinare il 95% dei bambini, anche a protezioni dei più deboli. L'obiettivo è stato raggiunto10, ma gli italiani non percepiscono ancora il rischio sanitario delle malattie: l'obbligo dei vaccini non è condiviso da tutti e poco riescono a fare i medici quando cercano di spiegare all'italiano medio come stanno le cose.

A questo punto, voglio riprendere alcune parole di Bauman11 quando parla di come la vita liquida alimenti stress e paure che sentiamo la necessità di sfogare in qualche modo:

Siamo tutti intenti a scoprire 'i sette indizi del cancro' o 'i cinque sintomi della depressione', a esorcizzare lo spettro della pressione alta o del colesterolo eccessivo, dello stress o dell'obesità. Cerchiamo insomma dei bersagli sostitutivi su cui scaricare l'eccesso di paura che non trova ormai le sue naturali vie di sfogo, e ripieghiamo sull'adozione di elaborate precauzioni contro il fumo, l'obesità, il fast food, il sesso senza precauzione o l'esposizione al solo.

In conclusione

Letta secondo la prospettiva di Bauman, anche la campagna di prevenzione contro l'HIV e le malattie sessualmente trasmissibili sembra essere rivolta verso uno di quei bersagli sbagliati su cui scarichiamo le nostre paure e le nostre ansie. I numeri, tra l'altro, non ci sono di conforto e possono metterci paura.

Certamente non sono sbagliate la paura e l'ansia che accompagnano i cambiamenti sociali, economici e tecnici degli ultimi anni. In alcuni casi ce ne siamo accorti, in altri meno.

Non è, poi, d'aiuto imporre nel linguaggio comune quella tipica ipocrisia del politicamente corretto che impone il silenzio riguardo temi molto importanti e fortemente correlati con il rischio sanitario trattato nella campagna del Ministero di cui stiamo parlando. Se negli spot degli anni Novanta si metteva da parte l'imbarazzo nel parlare di sesso occasionale e di droga, oggi si preferisce non citare il rischio sanitario che comportano le migrazioni e i traffici di merci da ogni parte del mondo.

Note

  1. salute.gov.it
  2. lila.it
  3. Se lo conosci lo eviti
  4. GABARDI, Emanuele. Stop Aids: I linguaggi della pubblicità contro l'Aids in Italia e nel mondo. FrancoAngeli, 2017.
  5. RATTAZZI, Stefania. AIDS: non abbassare la guardia. Le Scienze. Luglio 2001, n. 395, p. 10-11.
  6. Di chi è questo?
  7. helpaids.it
  8. Notiziario dell'Istituto Superiore di Sanità, Volume 30, Numero 7-8, Luglio-Agosto 2017
  9. ilsole24ore.com
  10. repubblica.it
  11. BAUMAN, Zygmunt. Vita liquida. Laterza. 2006
Dettagli: 31/03/2018 · 1571 view

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Sono Antonio Picco. Ogni tanto pubblico qualcosa qui, non più tanto spesso, ma mai per caso. Lo faccio dal marzo del 2003.
Da allora, ho mantenuto lo stesso approccio al Web, nonostante gli effetti nocivi che la società ha riversato sulla Rete in modo entusiastico e incontrollato.
Scrivo soprattutto per commentare le dinamiche del Web e dei social network, i discorsi impegnati, gli spot pubblicitari e il desiderio obbligatorio di spettacolarizzazione dell'osceno che deve piacere anche a te, se già piace a tutti gli altri.