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Gli attivisti di Facebook e le loro verità fatte di like

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Senza olio di palma. Contano le fonti e internet è un database di dati e link da citare come fonte. La verità è a misura di like e gli attivisti su Facebook lo sanno.

Contano i fatti

Immagina di applicare le linee guida di Wikipedia ad ogni situazione quotidiana. Immagina che la tua memoria personale non conti più nulla. Per esempio, a distanza di molti anni incontri un tuo vecchio compagno di scuola e dopo i ciao, come stai torni indietro con la memoria a un evento del passato. Beh, ma le fonti? Il tuo ricordo potrebbe non essere attendibile, o neutrale, o verificabile da tutti.

La tua memoria non ricorda solo i fatti, ma crea legami ed elaborazioni personali dei ricordi. Due persone che hanno assistito a uno stesso evento lo racconteranno in due modi diversi, a seconda del proprio modo di ricordare. Dell'evento raccontato solo alcuni fatti possono essere condivisi da tutti, mentre l'elaborazione che ciascuno fa è del tutto personale e soggetta al giudizio di imparzialità.

Tornando all'esempio, il tuo vecchio compagno di scuola potrebbe rimproverarti di non aver circostanziato adeguatamente i fatti, cioè di non aver citato una fonte dove verificare l'autenticità delle tue parole.

La tua memoria personale senza una foto, un tabulato telefonico, un video, un articolo già pubblicato, o altro, non ha valore se applichiamo con rigore le linee guida di Wikipedia, che derivano dall'ambiente quasi sacro delle pubblicazioni scientifiche.

Fatti non foste...

Come scriveva Dante (eccoti la fonte!) un certo rigore nel riportare dati e fonti è utile per seguire virtute e canoscenza, cioè serve a conoscere le cose del mondo. Dante scriveva quei versi prima del metodo scientifico di indagare le cose del mondo secondo l'impostazione di Galileo Galilei; però - che strana coincidenza! - scriveva quei versi nel canto XXVI dove criticava la corruzione e l'avidità che rovinavano Firenze in quegli anni.

I curatori di Wikipedia, ma anche gli attivisti di Facebook, si considerano i difensori della conoscenza e della cultura alta che deve resistere alle spinte dal basso della cultura di massa.

Anche Wikipedia e Facebook, in verità, sono cultura di massa perché espressione omogenea, spontanea, autocreata e fatta non per gli intellettuali, bensì per la massa, la più ampia possibile: world wide (in tutto il mondo).

Internet come la TV

Internet oggi è il terreno di scontro tra la cultura alta e la cultura di massa come la TV lo è stato per molti anni, almeno fino a quando i modem erano a 56K e internet si pagava a scatti come una telefonata.

Per esempio, Carlo Freccero ricorda come la TV sia stata criticata e denigrata rispetto al testo scritto, osservando che:

La televisione è il medium di massa più recente e, come tale, più criticato. Il presunto istupidimento di cui si parla non è altro che la disgregazione nel flusso televisivo di quella necessità logica e razionale, imposta dal testo scritto, soprattutto nella forma saggistica

Inoltre, osserva il disequilibrio tra il modo in cui la TV parla di libri e il modo in cui nei libri si parla della TV:

Quando la televisione parla di libri usa toni dimessi e ossequiosi; quando il libro parla di televisione usa toni aspri, fortemente critici o apocalittici.

C. Freccero, Televisione, Torino, Bollati Boringhieri, 2013

Senza olio di palma

Hanno applicato le rigorose linee guida di Wikipedia i tanti attivisti che anche su Facebook si sono battuti contro l'utilizzo dell'olio di palma nei prodotti alimentari. Citavano fonti e linkavano articoli e documentazione di vario genere fino a indirizzare l'opinione pubblica e le stesse industrie ad eliminare l'olio di palma dalla lista degli ingredienti.

Come si vede dalla pubblicità, l'ingrediente che manca è più importante dell'ingrediente che c'è al posto dell'olio di palma.

Si verifica allora il fenomeno della verità sottoposta al giudizio del like ed anche se gli esperti riferiscono che non ci siano evidenze precise sulla pericolosità dell'olio di palma, per tutti ora l'olio di palma è il male (leggi questo articolo su Wired).

Prima di tutto, non credere a niente

La condivisione di opinioni su Facebook è l'espressione dell'approccio narcisista, simile a quello descritto da Cristopher Lasch in La cultura del narcisimo. Le pagine di Facebook concentrano una massa critica di persone pronte a rifiutare ogni credo imposto dalla società (più o meno imposto), o dall'establishment, in favore di una definizione del bene e del male confezionata su misura. Così, è bene ciò che piace e se una cosa piace a tanti allora deve essere cosa buona e giusta.

Non è una forma di narcisismo questa?

Gli attivisti di Facebook preferiscono le discussioni sulla libertà sessuale, sull'elasticità del modello di famiglia, sulla cattiveria dei poteri forti nei confronti dell'ambiente ecc. Per gli attivisti di Facebook, il bene nel mondo è uguale al riflesso si se stessi allo specchio, per cui se a loro piace il senza olio di palma, allora il senza olio di palma è bene.

Una discussione a cui ho partecipato

Anche io sono rimasto coinvolto in una discussione con gli attivisti like-isti di Facebook.

Seguo la pagina del CICAP, il Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze di cui Piero Angela è il presidente onorario.

CICAP ha pubblicato una vignetta che rappresentava il luogo comune secondo cui i bambini che passano troppe ore davanti ai videogiochi hanno un rischio maggiore di compromettere alcune funzioni psichiche. Questo rischio maggiore è riassunto dalla metafora del cervello bruciato dai videogiochi.

Io mi sento di condividere questo timore, ma la comunità degli attivisti di Facebook a cui piace passare molte ore ai videogiochi rifiuta la veridicità dell'affermazione. Anche se la vignetta è riferita ai bambini, molti uomini adulti si sentono giudicati male perché sono loro stessi a passare molte ore davanti ai videogiochi.

La discussione si fa lunga, molto più lunga di quanto io mi sarei aspettato visto che di solito sono ignorato.

Il piacere di giocare ai videogiochi e il fatto che giocarci piace a tanti sono motivi sufficienti per ignorare il maggior rischio dei videogiochi sui bambini. Quegli uomini adulti si sono identificati col bambino della vignetta.

E quindi?

Alla fine, incalzato da uno di loro, pubblico il link a un sito che tratta scientificamente la questione, precisando quale sia il tema della vignetta, cioè i bambini e non gli uomini adulti che riempiono le giornate con i videogiochi.

Quindi, internet offre un database potenzialmente illimitato di dati e citazioni, basta solo trovare quelle più aderenti al riflesso dei tuoi like e giustificare così la tua interpretazione della realtà delle cose.

Facebook così si propone di formare massa critica attorno alle verità del mondo e misura la verità con i like; però, non sempre la verità piace e capita che la verità possa non essere piacevole. Per gli attivisti di Facebook, invece, è verità ciò che piace.

Dettagli: 13/03/2017 · 1206 view

About me

Antonio Picco, blog on-line dal 2003.

Osservatore intransigente della società, critico dell'evoluzione digitale e del suo impatto sulle nostre vite.
Nel mio blog condivido riflessioni inedite sull'evoluzione del digitale e il suo impatto sulla società, con l'obiettivo di scardinare i diktat del pensiero stampato.
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