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I quattro tipi pericolosi del Web

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Tracciamo il profilo di quattro tipi pericolosi che incontriamo nel Web.

Empaticamente simili

Parlare di sport, del tempo, dell'euro o del Festival è il modo in cui le persone guardano allo stesso orizzonte di interesse, che - in questi casi - è un orizzonte comune perché lo sport, il tempo, l'euro e il Festival sono eventi più o meno inevitabili e noti a tutti. Sono noti a tutti quegli argomenti di cui si ha immediata notizia: il titolo di un giornale, il cielo fuori dalla finestra, i prezzi che crescono, la solita canzone alla radio per settimane.

Parlarne è la risposta al bisogno, quasi fisiologico, di confermare la coesione dei gruppi sociali. La coesione è fondata su un tacito patto di non belligeranza tra gli individui che si riconoscono empaticamente simili fra loro.

Dalle nostre esperienze quotidiane, riconosciamo quando una piacevole chiacchierata scolora nella seccatura di chi ti cerca per chiederti qualcosa.

Le coordinate interesse e coinvolgimento

Interesse vuol dire essere in mezzo. Interessante è chi è in mezzo nei pensieri degli altri, che sono - appunto - interessati.

Interessato e interessante sono due posizioni diverse ed opposte. A volte siamo interessanti, altre volte siamo interessati. Non essere mai interessante o interessato vuol dire non far parte della società.

Coinvolgere vuol dire avvolgere insieme. Coinvolgente è chi ha la capacità di tenere insieme gli altri, che sono - appunto - coinvolti.

Anche coinvolgente e coinvolto sono due posizioni diverse ed opposte. Anche non essere mai coinvolgente o coinvolti vuol dire non far parte della società.

Le coordinate del proprio ruolo partecipativo in una determinata circostanza dipendono dal grado di interesse (interessante o interessato) e dal grado di coinvolgimento (coinvolgente o coinvolto).

Il limite del socialmente accettabile

Come in tutte le cose, a tutto c'è un limite. Ogni gruppo sociale è autoregolato nel valutare più o meno accettabile il grado di interesse e di coinvolgimento. Per esempio, chiacchierare del tempo per pochi minuti con degli sconosciuti mentre si è in coda all'ufficio postale è un modo piacevole di passare il tempo e di distendere gli animi; se, invece, qualcuno comincia a tenere un comizio sui cambiamenti climatici, sul trattato di Kyoto e sulle emissioni di CO2 concludendo che ormai la fine è vicina, allora si crea una situazione di disagio e di mal sopportazione: è stato superato il limite del socialmente accettabile, che dipende dalle circostanze e non è un limite assoluto. Infatti, in un convegno sul clima, quel catastrofista logorroico sarebbe il benvenuto, mentre all'ufficio postale è solo un pazzo.

Oltre il perimetro del socialmente accettabile, io individuo quattro posizioni diverse, che incrociano le combinazioni possibili degli estremi di interessante, interessato, coinvolgente, coinvolto. Ho individuato, così, il delirio, il caso umano, il martire e lo stalker.

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Delirio

Voler essere interessante oltre ogni ragionevolezza e coinvolgente in modo estremo porta l'individuo a delirare, cioè ad uscire dal solco della ragione e a interpretare la realtà in modo sbagliato, pensandosi al centro dell'universo.

L'individuo delirante diventa interessante perché sempre impegnato a coinvolgere tutti gli altri nei suoi pensieri; il delirante è quasi incapace di mantenere una certa sincera intimità.

Esempi di delirio sono gli utenti che sui social network hanno molto seguito, senza essere celebrità, persone note per meriti professionali, artistici o sociali ecc.

Caso umano

Ne vediamo tanti di casi umani in televisione: un individuo diventa un caso umano quando pone il suo problema al centro dell'opinione pubblica e riconosce nella sua situazione personale un forte distacco tra realtà e ragione, cioè tra le cose come sono e come, invece, dovrebbero essere.

Il caso umano attira su di se i commenti degli altri grazie all'empatia che ci lega ed è forte il timore che una qualche forza, non controllabile, possa accanirsi contro di noi e portarci nell'abisso della disperazione insieme al caso umano.

Un tipico comportamento del caso umano è, nel Web, pubblicare schermate di conversazioni private per dimostrare agli altri di aver subito un torto o di essere migliori degli altri. In questi giorni tutti avete sentito dell'umiliazione della lettera dell'ex fidanzata pubblicata dall'ex fidanzato con tutti gli errori segnati in rosso. Quello è un caso umano: lui era molto interessato alla questione e il popolo ne è stato coinvolto. Le dimostrazioni di umiliazione pubblica coinvolgono molto, purtroppo.

Martire

Nella tradizione cristiana, il martire era pronto a testimoniare la propria fede fino alla morte. Il martire è profondamente coinvolto nel suo pensiero ed è pronto ad abbandonare il luogo dell'assoluta coincidenza con se stesso per impersonare l'ideale a cui è votato.

La situazione del martire lo porta ad essere interessante e può diventare motivo di disgregazione sociale. Superare il limite dell'istinto della sopravvivenza e sacrificarsi per una causa sono comportamenti in contrasto con l'esistenza del gruppo sociale: quale sorte toccherebbe alla collettività se tutti fossero pronti a morire per un ideale?

È martire anche chi pubblica notizie che stanno facendo il giro del Web, che i poteri forti non vogliono farci sapere, che creano scalpore, che condannano i comportamenti della maggioranza. Il martire è una facile preda del click-bait.

Stalker

Lo stalker è un individuo malato che mette in atto comportamenti persecutori nei confronti dell'altro. Lo stalker è, quindi, fortemente interessato all'oggetto della sua ossessione e ne è infinitamente coinvolto, fino a cancellare tutto il resto dalla vita dell'altro.

Lo stalker è un antisociale che non riconosce il diritto alla libertà degli altri.

Lo stalker ti controlla anche in Rete, ti scrive, aspetta il momento in cui compari presente on-line, ti pressa e pretende una risposta. Quando ti vede di persona, lo stalker ti cita a memoria tutto ciò che hai pubblicato sui social network e ti giudica.

Dettagli: 25/02/2017 · 1071 view

About me

Sono Antonio Picco. Ogni tanto pubblico qualcosa qui, non più tanto spesso, ma mai per caso. Lo faccio dal marzo del 2003.
Da allora, ho mantenuto lo stesso approccio al Web, nonostante gli effetti nocivi che la società ha riversato sulla Rete in modo entusiastico e incontrollato.
Scrivo soprattutto per commentare le dinamiche del Web e dei social network, i discorsi impegnati, gli spot pubblicitari e il desiderio obbligatorio di spettacolarizzazione dell'osceno che deve piacere anche a te, se già piace a tutti gli altri.