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La scuola ideale di Renzo Piano, che forse non conosce il mondo delle scuole

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Sulle pagine di Il Sole 24 Ore, Renzo Piano descrive il suo progetto per la scuola ideale, molto discutibile e poco ideale.

Nuove scuole in periferia

Le scuole si dividono per ordine e per grado, così nel progetto di ogni tipo di edificio scolastico occorre tener conto di chi lo frequenterà: gli studenti, i docenti, gli operatori ma anche le famiglie.

Renzo Piano propone di costruire le nuove scuole nelle periferie, ma solo le grandi città sono circondate da una periferia. La maggior parte del Paese è fatta di piccole città, tanto che alcune scuole sono state chiuse proprio per la mancanza di un numero adeguato di studenti. Ogni scuola ha bisogno di un territorio attorno che la usi, e viceversa.

Per esempio, io frequentavo la scuola media di un comune a circa 10 km da casa e il mio liceo era l'unico nel raggio di 25 km. Non c'era e non c'è alcuna periferia ma solo piccoli centri.

Per questo, non ha senso parlare di periferie per una scuola ideale, perché se cerchiamo una periferia non la troviamo nell'Italia dei piccoli centri urbani.

Bambini grandi e piccoli insieme

Ci sono le scuole elementari, per i bambini fino a 10 o 11 anni, che devono essere vicine a casa e raggiungibili anche a piedi; ci sono le scuole medie, per i ragazzini fino a 13 o 14 anni, che provengono da diverse scuole elementari; infine, ci sono i licei, gli istituti tecnici, professionali ecc.

Per questo, un'unica scuola per tutti, bambini delle elementari e ragazzi dei licei, è troppo dispersiva per i bambini e poco efficiente per le esigenze dei ragazzi più grandi.

Sostenibilità urbanistica

Tutti siamo andati a scuola e tutti sappiamo che cosa voglia dire svegliarsi prima dell'alba, prendere il bus, uscire la mattina col freddo e rientrare il pomeriggio per fare i compiti.

Il progetto di ogni scuola non può trascurare gli aspetti urbanistici del territorio dove sorgerà: non ha senso costruire ancora cattedrali nei deserti per fare un favore all'architetto. La scuola è un progetto sociale, prima ancora che architettonico.

Legno e fotovoltaico

Le piramidi sono fatte di pietra e la pietra è naturale. Però, oggi quando si parla di sostenibilità viene subito in mente il legno. Negli USA, per esempio, si usa molto il legno e ogni volta che un ciclone fa tabula rasa di tutte quelle case nella prateria mi domando perché non usino materiali più solidi. Inoltre, il legno ha bisogno di molta manutenzione e l'uso di sostanze chimiche non propriamente verdi.

Il fotovoltaico sembra la soluzione facile alla portata di tutti ma non lo è. I pannelli hanno una vita relativamente breve e sono le scelte politiche a rendere gli impianti fotovoltaici convenienti, a seconda di come tira il vento.

Il tetto deve essere un tetto

A che cosa serve un tetto sulla testa? A ripararsi dalla pioggia. Il tetto deve riparare dalla pioggia, quella sottile e quella torrenziale che trascina via tutto. I giardini lasciamoli a terra e non a 12 metri di altezza, che poi qualcuno cade giù e non si sa come e perché.

La mia proposta

Ci sono tanti architetti in Italia, lasciamo che lavorino e che ciascuno proponga il proprio progetto di scuola senza dover interpretare gli scarabocchi di Renzo Piano.

La scuola sia un'occasione di incontro per i ragazzi, che altrimenti non si incontrerebbero, ma anche per le famiglie.

Ogni territorio ha la propria scuola e ogni scuola deve portare all'arricchimento del territorio in cui è inserita.

La scelta della scuola non deve essere obbligata: scuole facilmente raggiungibili, anche senza essere accompagnati in auto dai genitori e gravare sul traffico della mattina.

A scuola nessuno deve potersi fare male.

Dettagli: 11/10/2015 · 1959 view

About me

Antonio Picco, blog on-line dal 2003.

Osservatore intransigente della società, critico dell'evoluzione digitale e del suo impatto sulle nostre vite.
Nel mio blog condivido riflessioni inedite sull'evoluzione del digitale e il suo impatto sulla società, con l'obiettivo di scardinare i diktat del pensiero stampato.
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