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Perché l'intervista a Mattia (manifestazione No EXPO) è una bufala
Tutto ciò che sono riuscito a capire dai due video del ragazzo intervistato da Tgcom24: luoghi, indirizzi, circostanze e ipotesi. Però, sembra una bufala.
La prima intervista in Piazza Buonarroti
Io non sono di Milano e non conosco Milano. Dalle immagini della prima intervista e con Google ho individuato dove il giornalista ha intervistato il giovane Mattia. Mi ha spinto la curiosità di collocare nella cartina di Milano i luoghi e le persone.
Quel 1° maggio, il giornalista incontrava Mattia in Piazza Buonarroti a Milano, proprio davanti alla Casa di riposo per artisti "Giuseppe Verdi", come si legge dalla targa affissa accanto al portone alle spalle del ragazzo.
A 2 km dal luogo degli scontri
Le cronache riportano che gli scontri tra la Polizia e i black bloc sono avvenuti tra Corso Magenta e la Stazione Cadorna, quindi a circa 2 km da Piazza Buonarroti.La gente passeggia tranquillamente e non è impaurita dai rivoltosi, né si vedono i segni della guerriglia. In Piazza Buonarroti, quindi, il giornalista e Mattia sono in una zona tranquilla.
Mattia era solo
Il giornalista intervista soltanto un ragazzo, Mattia, che sembra essere lì da solo perché non ha nessuno accanto e non rivolge lo sguardo oltre la telecamera in cerca di qualche sodale. Mattia rivolge lo sguardo al giornalista o in un punto all'infinito, rivivendo nella sua testa le scene che ha visto (che crede di aver visto) da Piazza Buonarroti, a 2 km di distanza.
Mattia non era un black bloc
Mattia non indossa una tuta nera ma un giaccone col cappuccio, nero, bagnato ma pulito; non ha uno zaino e i black bloc hanno sempre uno zaino dove riporre i ferri del mestiere. Le tute nere sono in strada dove le hanno lasciate quei delinquenti dandosi alla fuga.
La seconda intervista a Lacchiarella
Per essere rintracciato a casa e rilasciare la seconda intervista per scusarsi, Mattia avrà forse lasciato un suo recapito al giornalista. Quindi, deve esserci una parte dell'intervista, che non ci hanno fatto vedere, in cui il giornalista e Mattia prendono accordi: tu chi sei, eri lì, vuoi dire qualcosa, firmi la liberatoria ecc.
Il luogo della seconda intervista è collocabile in Via Tessera a Lacchiarella, una strada a confine tra il centro abitato e la campagna.
È una bufala
Siamo a 2 km dal luogo degli scontri, tra le gente che si fa i fatti propri c'è Mattia ancora eccitato per la situazione nuova. Il giornalista gli chiede di spiegare cose che non sanno neanche i black bloc e Mattia dice che cosa sente in quel momento.
L'onda emotiva da Baltimora è arrivata ora a Milano e anche noi abbiamo il nostro ragazzino che come gli ultrà cerca conferma alla sua virilità nel gruppo con atti di violenza o di spacconeria.
Le violenze dei black bloc non sono la protesta e bruciare una macchina non è il motivo della protesta. I black bloc fanno atti estremi per portare sulla bocca di tutti un certo tipo di antagonismo, a cui nessuno darebbe lo stesso credito senza le vetrine rotte, le auto date alle fiamme e i fumogeni.
Nel frattempo all'EXPO
Nel frattempo, i giornali ci raccontano di ricchi chioschi eno-gastronomici, di scontrini di 110 euro per un piatto, di calamari fritti e di pesce crudo, insomma di una grande sagra. L'EXPO è una sagra. Mattia lo troveremo ospite di Barbara d'Urso.
About me
Antonio Picco, blog on-line dal 2003.
Osservatore intransigente della società, critico dell'evoluzione digitale e del suo impatto sulle nostre vite.
Nel mio blog condivido riflessioni inedite sull'evoluzione del digitale e il suo impatto sulla società, con l'obiettivo di scardinare i diktat del pensiero stampato.
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