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EXPO e il fallimento delle agenzie per il lavoro
In un articolo sul Corriere i giovani italiani tornano di nuovo ad essere choosy e svogliati. Dai numeri la notizia appare da subito una bufala ma tanti ci cascano.
Lavoro? No, grazie
EXPO ha incaricato un'agenzia per il lavoro (interinale) di selezionare circa 600 giovani da impiegare tra i padiglioni durante la manifestazione. Dalla prima selezione i numeri parlano chiaro: 8 su 10 non accettano l'offerta di lavoro. Però non sono i giovani ad essere choosy, bensì è il sistema di reclutamento tramite le agenzie per il lavoro a mostrare il suo fallimento.
Perché mi sembrava una bufala
Se 8 su 10 rifiutano un lavoro e 1300 euro al mese, non può essere l'atteggiamento da choosy perché uno o due possono fare gli schizzinosi ma non 8 su 10.
Inoltre, 1300 euro al mese sono tanti e nessuno regala 1300 euro al mese.
Segnalavo da subito su Twitter commentando un link condiviso da un follower come la notizia somigliasse a una bufala e non mi aspettavo che in tanti ci cascassero.
Che cos'è il lavoro per gli italiani?
Gli italiani sono disabituati a dare al lavoro un dignitoso significato, perché confondono il cittadino col lavoratore. L'italiano è prima di tutto cittadino e tutti i cittadini hanno pari dignità sociale. Poi, a tutti i cittadini viene riconosciuto il diritto al lavoro ma non vuol dire che lo Stato garantisce a tutti un lavoro: lo Stato ha il ruolo di promuovere le condizioni che rendono possibile agli italiani di lavorare, anche con le leggi che disciplinano le agenzie per il lavoro interinale.
Se, invece, gli italiani fossero lavoratori prima che cittadini, allora il dovere principale di ciascuno sarebbe quello di prestarsi allo Stato e alla società come esecutore di un qualcosa, pena la non dignità come persona perché un lavoratore che non lavora è inutile.
Il fallimento delle Agenzie per il lavoro
Dalle testimonianze, numerose, emerge come le agenzie per il lavoro incaricate di selezionare i giovani, tutti sotto i 29 anni per sfruttare i benefici di legge, abbiano fallito nella loro missione e i numeri parlano chiaro: 8 su 10 rinunciano.
Le testimonianze raccontano di colloqui e test svolti alcuni mesi fa ma le agenzie avrebbero concretizzato l'offerta di lavoro solo in questi giorni di fine aprile, a ridosso dell'apertura. I giovani selezionati, quindi, dopo mesi di silenzio da parte della agenzie per il lavoro, avrebbero dovuto dall'oggi al domani abbandonare tutto per recarsi a Milano sul posto di lavoro, anche senza conoscere le effettive condizioni contrattuali.
Emerge, inoltre, che solo per una minoranza lo stipendio sarebbe stato di 1300 euro al mese (come era prevedibile) e che lo stipendio medio sarebbe stato di molto inferiore.
Molti dei giovani selezionati che hanno rinunciato non abitano nei dintorni di Milano e due giorni di preavviso non potevano bastare per organizzare il trasferimento. Non è dato sapere se l'organizzazione dell'EXPO abbia previsto degli appositi alloggi per il personale.
In questo caso, le agenzie per il lavoro, disciplinate e regolamentare da apposite leggi dello Stato, non sono state in grado di promuovere le condizioni che rendano effettivo il diritto al lavoro.
About me
Antonio Picco, blog on-line dal 2003.
Osservatore intransigente della società, critico dell'evoluzione digitale e del suo impatto sulle nostre vite.
Nel mio blog condivido riflessioni inedite sull'evoluzione del digitale e il suo impatto sulla società, con l'obiettivo di scardinare i diktat del pensiero stampato.
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