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Elton John e gli attivisti moralmente giusti che quindi impongono i loro bisogni al mondo
La campagna #boycottDolceGabbana è l'atteggiamento totalitario di un certo attivismo distorto, per la libertà contro ogni libertà.
Io sono fortunato perché posso esprimere un mio parere e nessuno ne sa niente o, se qualcuno ne ha notizia, non può boicottarmi perché non vendo niente. Invece, Dolce e Gabbana vendono vestiti e sono gay; il loro stile sembra piacere molto tra i vip e nel loro mondo essere gay non è certo un problema. Del resto, non è un problema essere gay o, almeno, non è un problema degli altri.
Diventa un problema degli altri quando una cosa intima, come il sentimento per l'altro, crea disgregazione sociale. La tecnologia, nel caso specifico, offre ai gay i mezzi per avere dei figli. Elton John, infatti, è il genitore di un bambino nato - dicono - grazie alle moderne tecniche di fecondazione assistita.
Dolce e Gabbana vendono vestiti, scarpe, occhiali da sole, profumi e altro ma non vendono diritti civili, modelli sociali o verità incontestabili. La campagna di Elton John per boicottare Dolce e Gabbana ha avuto una gran risonanza, grazie ai soliti sfaccendati di Instagram, Twitter e Facebook che minacciano: non venderete più neanche uno straccio!
Elton John si è sentito offeso da Dolce e Gabbana, anche se da loro non ha ricevuto alcun attacco diretto. C'è chi direbbe che Elton John soffra di un complesso di inferiorità, per come ha interpretato una dichiarazione innocua e legittima di uno stilista in un attacco personale. C'è chi dice sia una cosa comune tra chi sostiene le minoranze.
Elton John boicotta Dolce e Gabbana perché vorrebbe che tutta la società riconoscesse il suo bisogno di diventare genitore e che tutti stessero dalla sua parte, unendosi a lui nella campagna di boicottaggio. Lui e gli altri che, come lui, fanno del boicottaggio in situazioni simili manifestano l'atteggiamento totalitario tipico di un certo attivismo militante: si sentono moralmente giusti e vogliono imporre la loro morale a chiunque, anche con la forza.
Dall'altro lato, c'è il resto della società, talmente condizionata dalla pubblicità da pretendere che chi produce vestiti o pasta o surgelati venda loro non solo vestiti, pasta o surgelati ma anche modelli sociali di famiglia e diritti civili. Questa è la forza della propaganda, secondo me la più potente arma di distruzione di massa inventata nel secolo scorso insieme alla radio, alla tv e alla Rete.
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Sono Antonio Picco. Ogni tanto pubblico qualcosa qui, non più tanto spesso, ma mai per caso. Lo faccio dal marzo del 2003.
Da allora, ho mantenuto lo stesso approccio al Web, nonostante gli effetti nocivi che la società ha riversato sulla Rete in modo entusiastico e incontrollato.
Scrivo soprattutto per commentare le dinamiche del Web e dei social network, i discorsi impegnati, gli spot pubblicitari e il desiderio obbligatorio di spettacolarizzazione dell'osceno che deve piacere anche a te, se già piace a tutti gli altri.
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