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Fazio e Gramellini a «Che tempo che fa», la tv da burocrati

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Un mio commento alla prima puntata dell'edizione 2014/2015 di Che tempo che fa con Fazio e Gramellini, due burocrati che fanno televisione.

La prima cosa che mi ha colpito è stata la disposizione delle postazioni di Fazio e Gramellini, uno di fronte all'altro senza mai guardare negli occhi il pubblico in sala, come si vede nell'immagine in alto, presa da chetempochefa.rai.it.
Lo studio sembra, così, l'ufficio di un apparato burocratico: Fazio e Gramellini hanno un notebook ciascuno, qualche foglio, un brogliaccio. Nell'osservanza della scaletta i due conduttori rendono partecipe il pubblico, sia quello in sala che quello a casa, della loro attività di cultori del bello e del giusto, compiacendosi nell'espressione di finta umiltà con la quale si prendono l'applauso dopo aver sentenziato.

In questo schema ho riprodotto, a grandi linee, lo studio di Che tempo che fa.

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Gli interventi di Gramellini non sono inediti perché copiati e incollati dalla rubrica Buongiorno che cura per La Stampa.

Nella prima puntata, l'invato a Venezia per il matrimonio di George Clooney è Fabio Volo che, nel buio del Canal Grande e nell'indifferenza dei presenti, non aggiunge nulla di nuovo al programma, lui sempre autocitandosi nel riportare il sentito dire e il già scritto altrove da altri.

Riproposta anche in questa nuova stagione la fascia oraria di messa in onda, tra la fine del preserale e la metà della prima serata. Così, ci si trova alle 21:30, troppo tardi per la prima serata di Rai1, o di Canale5, già cominciata, e troppo presto per la seconda serata.

Fazio insiste sul precetto sanremese e adempie al suo obbligo morale di indirizzarci al bello, un concetto non più soggettivo ma oggettivo e ai più sconosciuto. Ci parla di arte e di mostre come quel dipendente statale che ha tanto tempo libero per visitare musei e mostre d'arte, lui che può, lui che sa. Il Fazio pantocratore conosce le arti e le meraviglie del mondo dal di fuori della caverna televisiva e noi spettatori siamo confinati nel fondo di quella caverna, costretti a percepire il mondo come ombre proiettate sulla roccia, come nel mito di Platone.

Dettagli: 28/09/2014 · 2129 view

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Antonio Picco, blog on-line dal 2003.

Osservatore intransigente della società, critico dell'evoluzione digitale e del suo impatto sulle nostre vite.
Nel mio blog condivido riflessioni inedite sull'evoluzione del digitale e il suo impatto sulla società, con l'obiettivo di scardinare i diktat del pensiero stampato.
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