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Il rap a Sanremo è come i cori da stadio dei papaboys, vedi Rocco Hunt

Rocco Hunt ha portato un pezzo rap a Sanremo e, chissà perché, bisogna sempre specificarlo quando c'è un pezzo rap, scusandosi per il disturbo. Anche Frankie Hi-nrg ha portato un pezzo rap e lo dicono, mettendo le mani avanti.
Il titolo è Nu juorno buono ed è in parte in italiano e in parte in napoletano (o parte - nopeo e parte - italiano). Rocco canta della Terra dei fuochi, ma solo in parte, quella in italiano. In napoletano, invece, canta la parte migliore del pezzo, più libera dal tema sociale che deve essersi imposto: canta il sole, il caffé, la musica ed è subito Napoli. L'inizio in italiano, invece, è didascalico e sbrigativo: questo posto non deve morire, la strage dei rifiuti, l'aumento dei tumori ecc.
Prendete un Eminem e portatelo a Ti lascio una canzone, il programma di Rai1 coi bambini che cantano come i grandi, pettinatelo, mettetegli gli occhiali alla moda e fategli cantare:
Questa mattina per fortuna c'è un'aria fresca,
il sole coi suoi raggi penetra dalla finestra
Forse è una coincidenza che l'inizio somigli un po' a:
Ah! Che bell'aria fresca...
Che profumo di malvarosa
Questo modo di fare rap - che non è rap - per me non è credibile e neanche capisco i motivi per cui ai giovanissimi bisogna comunicare i messaggi buoni e sempre veri parlando da scugnizzo o da bullo buono di periferia.
Perché dovrebbe essere a tutti i costi rap? Non cantare ma recitare il testo non è fare rap, altrimenti anche Signor tenente di Giorgio Faletti era rap (e sono passati 20 anni da quando Faletti cantava così a Sanremo).
Perché imporsi un tema come nei compiti in classe e farci una canzone? Perché dire di ispirarsi a Saviano e dire cose banali ma dal consenso facile? Dov'è la poesia se scrivi una canzone come un articolo di giornale?
Questo rap è come i cori da stadio che i Papaboys dedicano al Papa alle Gmg.
Nella parte in napoletano la canzone di Rocco Hunt cambia ed è più ispirata; faccio notare, poi, che il napoletano per sua natura è già musicale e si adatta perfettamente al ritmo giambico, tipico ma non obbligato nei pezzi rap. Infatti, trovo i versi in dialetto più ispirati. Un nuovo filone italiano del rap e le migliori speranze per questo genere sono a Napoli e non a Milano, ne sono sicuro, e il contenuto non può essere addomesticato dal politicamente corretto.
Per l'immagine, fonte: internet.
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Antonio Picco, blog on-line dal 2003.
Osservatore intransigente della società, critico dell'evoluzione digitale e del suo impatto sulle nostre vite.
Nel mio blog condivido riflessioni inedite sull'evoluzione del digitale e il suo impatto sulla società, con l'obiettivo di scardinare i diktat del pensiero stampato.
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