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Precisazioni sul numero di Picco in alternativa ai 30 tweet/giorno di Severgnini per un buon uso di Twitter

Faccio alcune precisazioni al post di qualche giorno fa dove proponevo un modo per calcolare il numero accettabile di tweet consecutivi di uno stesso utente nella timeline, ispirandomi al numero di Severgnini, 30 tweet al giorno.

Invece dei 30 tweet al giorno di Severgnini, propongo il numero di Picco, calcolabile seconda la formula:

30·t·n·Cu / following·s

dove:

  • 30 è il numero di tweet in una schermata;
  • t è il tempo medio di una connessione in minuti;
  • n è il numero di connessioni durante il giorno;
  • Cu è il coefficiente di tweet utili (o interessanti), ad esempio diciamo che Cu=0,5 se una volta su due scriviamo aria fritta;
  • following è il numero delle persone che seguiamo (supponiamo siano tutti attivi regolarmente);
  • s è il tempo che si impiega per leggere una schermata in min.

Considerando una schermata composta da 30 tweet (ad esempio nella versione per cellulari), il numero di Picco rappresenta il numero accettabile di tweet per schermata di uno stesso utente. Per non intasare la timeline di Severgnini, dal calcolo risultavano non più di 3 tweet consecutivi per utente in una sola schermata.

A quanto detto, aggiungo alcune precisazioni:

  1. la probabilità di comparire in una schermata di chi ci segue è rappresentata dal rapporto
        30     / following
    e suppone che tutti gli utenti usino Twitter allo stesso modo; ma questo non è vero, quindi propongo delle correzioni (che seguono);
  2. l'interesse dell'utente che legge le schermate della timeline è rappresentato dal tempo dedicato a Twitter, cioè quante volte egli si collega a Twitter e per quanto tempo
    t·n
    ed è espresso in minuti; l'interesse per ciò che leggiamo è importante in Twitter, ce lo ricordano nella pagina di login, ma è anche soggettivo: infatti, ciascuno segue chi gli pare;
  3. l'accanimento è contrapposto all'interesse e l'ho rappresentato dal tempo (in minuti) impiegato a scorrere una schermata;
    1 / s
    considero accanimento lo stare ad aspettare che i tweet si carichino uno alla volta, stando tutto il tempo davanti al computer o al cellulare. I minuti su una schermata non sono gli stessi che impieghiamo su twitter: se mi connetto per 15 minuti 1 volta al giorno e scorro 7 o 8 schermate vuol dire che dedico circa 2 minuti per schermata; se in quei 15 minuti non scorro le schermate coi tweet vecchi ma aspetto i tweet nuovi, quei pochi minuti potrebbero anche non essere sufficienti a leggere un'intera schermata (che intendo una successione di 30 tweet);
  4. la qualità della timeline non è la qualità dei following e può cambiare a seconda dell'ora del giorno, delle tendenze, del nostro umore ecc; per esprimere la qualità della timeline, ho proposto il coefficiente di tweet utile,
    Cu
    cioè quanti tweet postati sono utili sul numero totale di tweet. Parlo di tweet utili ai fini dell'interesse del lettore e non parlo di aria fritta perché un tweet, ad esempio, impersonale e automatico postato da Shazam a qualcuno può piacere, ad altri no. Potreste stimare il Cu contanto su 100 tweet quanti non incontrano il vostro interesse; quelli che rimangono sono i tweet utili. Il Cu è un coefficiente compreso tra 0 e 1, dove un valore pari a 1 indica una timeline totalmente interessante senza tweet inutili.

La combinazione di probabilità di comparire in una schermata, dell'interesse misto ad accanimento di chi ci segue e del valore che chi ci legge dà ai nostri tweet esprime l'incontro tra l'interesse di follower e following. La formula ha un puro significato formale e per ciascuno dei nostri follower dà un risultato diverso: siccome è impossibile accontentare tutti alla stessa maniera, applicarla sarebbe inutile.

Dettagli: 23/08/2013 · 1593 view

About me

Antonio Picco, blog on-line dal 2003.

Osservatore intransigente della società, critico dell'evoluzione digitale e del suo impatto sulle nostre vite.
Nel mio blog condivido riflessioni inedite sull'evoluzione del digitale e il suo impatto sulla società, con l'obiettivo di scardinare i diktat del pensiero stampato.
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