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Le sagre, solo puzza di fritto e fiumi di birra
Puzza di calamari fritti, canottiera e marsupio a tracolla per le sigarette e il cellulare: cos'è? Una sagra di paese,
una delle tante segnate sul calendario delle manifestazioni organizzate nei piccoli e grandi
centri per intrattenere la gente del luogo e chiamarne altra dai paesi vicini.
Oggi ce ne sono davvero tante, molte di più che in passato; si sono moltiplicate perché delle sagre di un tempo
sono rimasti solo i fiumi di birra e i chioschi enogastronomici: le manifestazioni culturali e folkloristiche sono
diventate marginali, ne sono state inventate di nuove e di inutili ad hoc o non ce ne sono proprio.

Una sagra - la parola richiama il concetto di sacralità - in origine era una festa religiosa la cui occasione
era buona per allestire mercatini e per divertirsi un po' una volta sbrigate le faccende religiose (o pseudo tali).
Oggi, e basta sintonizzarsi su una qualsiasi Radio locale, la pubblicità di una qualsiasi sagra comprende le parole:
fiumi di birra e chioschi enogastronomici. Facendo qualche chilometro in macchina, vedo che ogni paese, a seconda
del proprio calendario di manifestazioni, propone la sua sagra e mi chiedo come mai ci siano tante sagre della birra
qui in estate quando la vicina Baviera fa l'Oktoberfest tra settembre e ottobre.
Essendo una festa popolare, ci si aspetta ti trovare specialità enogastronomiche a prezzi contenuti: la sagra è soprattutto promozione e alcuni costi di gestione dovrebbero essere ridotti rispetto a un ristorante; invece, in alcune sagre ho visto prezzi esageratemente alti e tra le sagre - per chi conosce il Friuli Venezia Giulia - comprendo anche Friuli Doc. Non dirò dove - ad esempio - ho pagato 4€ per una cosa che somigliava a un sofficino Findus per non scatenare polemiche.
Inutile organizzare una sagra e poi doversi inventare un qualcosa da far fare alla gente (oggi vedo tante sfilate canine, o mostre di uccelli o di anticaglie di ogni genere); i suggerimenti che mi sento di dare sono due:
- pensare prima al motivo per cui la gente dovrebbe venire in paese e poi a cosa dar loro da mangiare e da bere, ricordando che le aree parcheggio nei campi quando piove sono impraticabili;
- pensare ad un messaggio pubblicitario diverso dai soli fiumi di birra e chioschi enogastronomici.
Immagine, fonte: morguefile.com
About me
Antonio Picco, blog on-line dal 2003.
Osservatore intransigente della società, critico dell'evoluzione digitale e del suo impatto sulle nostre vite.
Nel mio blog condivido riflessioni inedite sull'evoluzione del digitale e il suo impatto sulla società, con l'obiettivo di scardinare i diktat del pensiero stampato.
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