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Il Codice di condotta per gli influencer in Cina, che anche in Italia qualcuno vorrebbe

Il governo cinese ha introdotto una regolamentazione che richiede agli influencer che trattano argomenti considerati ad alto contenuto professionale di possedere le qualifiche professionali appropriate.
Il Codice di condotta
In Cina, nel giugno 2022, l'Amministrazione Nazionale per la Radio e la Televisione (NRTA) e il Ministero della Cultura e del Turismo hanno congiuntamente emanato un codice di condotta rivolto a chi svolge un ruolo fondamentale nella diffusione della conoscenza scientifica e culturale, nell'arricchimento della vita spirituale e culturale e nella promozione dello sviluppo economico e sociale, cioè a chi gode di un largo seguito su Internet.
Il Codice è del 2022, ma in Italia ha avuto un picco di attenzione in questi giorni, in seguito anche al dibattito tra Heather Parisi e il professor Bassetti. In un post su Facebook, il professore parla del Codice cinese e in particolare sulla clausola che impedirebbe alla showgirl (residente a Hong Kong) di pubblicare contenuti sui temi della salute, non avendo lei una laurea in medicina.

Infatti, il Codice richiede agli streamer di approfondire i propri studi e di acquisire le conoscenze e le competenze necessarie per svolgere il loro lavoro. Nello specifico, per i contenuti trasmessi in diretta che richiedono un elevato livello di professionalità (ad esempio, assistenza medica, finanza, diritto e istruzione), sono richieste corrispondenti qualifiche professionali, da comunicare alla piattaforma.
Regole rigorose
Il Codice stabilisce regole rigorose sui contenuti. Vieta la pubblicazione di contenuti che minaccino l'autorità statale o che indeboliscano, distorcano o neghino la leadership del Partito Comunista Cinese. La norma è estremamente specifica e vieta, tra le altre cose, la diffusione di false informazioni su terrorismo, pericoli, epidemie, disastri o notizie di polizia, con l'obiettivo di mantenere la stabilità sociale e l'ordine pubblico.
In caso di violazioni ripetute e gravi, gli streamer vedranno i loro account bannati e non sarà loro consentito ripresentarsi on-line cambiando account o piattaforma, prevenendo così i tentativi di tornare in scena altrove.
Libertà di stampa
Su 180 Paesi censiti da Reporter Senza Frontiere (RSF), la Cina è al terzultimo posto per libertà di stampa: secondo RSF, la Repubblica popolare cinese è la più grande prigione al mondo per giornalisti e il suo regime conduce una campagna di repressione contro il giornalismo e il diritto all’informazione in tutto il mondo.

L’Italia si colloca al 49esimo posto, a causa delle minacce ai giornalisti da parte delle organizzazioni mafiose e da gruppi estremisti e violenti.
In Italia c’è chi, per migliorare la qualità dell’informazione, vorrebbe copiare i provvedimenti presi in un Paese lontano quasi 130 posizioni più in basso nella classifica della libertà di stampa.
Un paradosso
Il Web, soprattutto il Web 2.0 e le successive versioni, era visto inizialmente come la tecnologia perfetta per favorire la pluralità di voci e la rapida condivisione di informazioni. Era per tutti un formidabile strumento di partecipazione e di democrazia. Negli ultimi tempi forse è stata raggiunta e superata una soglia critica e il Web non sembra funzionare più così bene come ci si aspettava.
La pluralità di voci e la facile condivisione dei contenuti online generano oggi tensione sociale e polarizzazione dell’opinione pubblica, praticamente su ogni argomento.
Le tante voci sono come le automobili: quando ne circolano troppe, invece di farci andare più veloci dove vogliamo, diventano blocco del traffico, divieto di sosta, difficoltà di raggiungere la destinazione voluta. Se sempre più persone hanno la possibilità di possedere e guidare un’automobile, ecco che limitarne l’uso diventa necessario e auspicato, poterne avere una diventa sempre più un privilegio, raggiungere il centro città e trovare parcheggio è sempre più costoso.
Cedere la libertà
Non possiamo più fare a meno di Internet, dei social network, delle e-mail, dei servizi di messaggistica istantanea. Se non possiamo più vivere senza, allora ne diventiamo facilmente schiavi e spontaneamente siamo disposti a cedere ad altri una sempre più ampia quota di libertà.
Per questo persone come il prof. Bassetti plaudono al Codice di condotta adottato in Cina: non tanto per garantire un’informazione qualificata ma, piuttosto, per impedire alle voci contrarie di parlare e avere seguito.
Per l'immagine in alto Gerd Altmann da Pixabay.
About me
Antonio Picco, blog on-line dal 2003.
Osservatore intransigente della società, critico dell'evoluzione digitale e del suo impatto sulle nostre vite.
Nel mio blog condivido riflessioni inedite sull'evoluzione del digitale e il suo impatto sulla società, con l'obiettivo di scardinare i diktat del pensiero stampato.
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