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La rabbia e la tenerezza dei Goose

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Dopo il diluvio è il nuovo album dei Goose. La band realizza un album con nove canzoni che sembrano cantate con gli occhi chiusi.

Goose

Per i Goose, il nuovo album Dopo il diluvio è il terzo.

Gli inizi della band sono negli anni Novanta, che è come dire un secolo fa. Anzi, era proprio alla fine del secolo scorso. Negli anni Novanta la diffusione della musica era fatta quasi di mano in mano: è vero che esisteva già Internet, ma il modem funzionava a 56 K e ci si collegava alla presa del telefono fisso. Oggi, invece, la musica si consuma subito e manca - forse - la dimensione del tempo che fa distinguere un prima e un dopo.

Il loro primo album Tutto come allora è del 2006 e la produzione artistica era di Paolo Messere. Accanto all'album comincia a raccogliersi un pubblico motivato e attento alle tensioni stilistiche della band, alla loro rabbia e alla loro tenerezza, ai testi e alla melodia.

Così, qualche tempo dopo, esce nel 2009 il secondo album 30:40. Come lascia supporre il titolo, nelle tracce contenute in 30:40, i Goose parlano di un decennio particolare per la vita e ne parlano in un periodo cruciale per tutta l'umanità se pensiamo ai cambiamenti culturali e sociali che in pochi anni hanno cancellato ogni certezza.

I Goose sono Stefano Sotgiu (voci, chitarre, armonica), Antonio Sircana (piano, organo, synth e cori), Leonardo Carboni (basso, chitarre, mandolino e cori) e Luca Monaco (batteria, percussioni e cori).

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Dopo il diluvio

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Nel nuovo album Dopo il diluvio, pubblicato per Seahorse, sono raccolte nove canzoni. Quasi la metà di loro ha una lunghezza superiore ai quattro minuti.

Gli elementi caratterizzanti sono la chitarra, i suoni rarefatti di una tastiera (o di un piano elettrico) e le introduzioni di sola musica senza parole.

Ascoltandole, le canzoni sembrano cantate ad occhi chiusi. Parlano di un tempo lontano, sia nel passato che nel futuro, mentre si discostano dal presente. In Cento volte si coglie l'interpretazione del presente nel verso è stato bello credere alle favole; il fuggire dal tempo si ritrova in Fammi andare al fammi andare e troverò il mio tempo.

E il tempo è proiezione del destino, come sembra di capire in Lontano: sono qui, qui lontano, non trattengo il destino.

La canzone che - a mio parere - più di distingue tra le altre è Gettato nel mondo.

Gettato nel mondo

Tutto inizia con un battito. Poi, la canzone scava a fondo nel cuore ed esce la rabbia nel constatare come il mondo ti dimentica.

C'è nel mondo un primo e un dopo, ma spesso l'uomo non coglie il logos nel modo un cui la veritià di ieri diventa dubbio e ci lascia domande a cui non sappiamo rispondere.

Allora, nella vita si comincia a cercare autenticità e consapevolezza, rimarcando il ruolo primario dell'uomo nell'interpretare la realtà che abbiamo intorno e nel condividere - nel bene e nel male - le ragioni di un'armonia con l'universo essenziale per non perdersi nella complessità delle cose.

Dettagli: 02/07/2017 · 1050 view

About me

Antonio Picco, blog on-line dal 2003.

Osservatore intransigente della società, critico dell'evoluzione digitale e del suo impatto sulle nostre vite.
Nel mio blog condivido riflessioni inedite sull'evoluzione del digitale e il suo impatto sulla società, con l'obiettivo di scardinare i diktat del pensiero stampato.
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