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Per Fùrnari, se rinneghi l'ordinario sei un abusivo sognatore

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L'album è costruito sul sogno e sul disagio. Gli abusivi sognatori sono inconsapevoli protagonisti di questa rivoluzione sociale al contrario.

Fùrnari

Il cantautore romano Fùrnari realizza il suo album Abusivi sognatori dopo l'esperienza nella band Radiodrama a cui ha dedicato quattro anni di vita tra il 2008 e il 2012.

Comincia a lavorare al suo album nel 2014 insieme ad Alessandro Accardi (batteria), Laura Piccinetti (basso) e Dario Vero (chitarra).

Con le canzoni dell'album, si esibisce al teatro San Luigi Guanella di Roma, durante la rassegna Corus Cafè Live, e anche all'Aula Magna della Sapienza aprendo la serata di Amedeo Minghi.

La registrazione dell'album comincia nel 2015 al Play Rec Studio di Roma. La produzione artistica è di Giampaolo Rosselli e gli arrangiamenti sono di Dario Vero.

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Abusivi sognatori

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Nell'album sono raccolte nove canzoni e dai titoli traspare l'inquietudine in cui lo sdradicamento delle certezze ha condannato le persone sottoposte all'obbligo della felicità.

Cito, tra i titoli, "Sopravvissuti" e "Lettere da Saturno".

I Sopravvissuti sono gli sconfitti che si chiamano fuori da dinamiche consolidate che inquadrano tutti verso la ricerca della felicità preconfezionata, venduta insieme alle esperienze che ci sentiamo in obbligo di fare.

In Lettere da Saturno l'immagine di noi come spettatori che allungano il collo per guardare oltre è riuscita nel descrivere lo stato dei tanti, troppi (quasi tutti) privati di un'identità personale mai costruita, perché viene loro fornita di serie una standardizzazione dei desideri.

Gli abusivi sognatori sono, quindi, abusivi perché non autorizzati a sognare, e sono sognatori, perché sognano e usano la creatività tipica dei bambini, che ci salva in età adulta quando ci libera dai vincoli della realtà.

Pellicole

Il terzo singolo estratto dall'album è Pellicole e si accompaga ad un video pubblicato lo scorso 5 giugno.

Lo stesso autore afferma che:

Pellicole è il primo brano che ho scritto per questo disco. È una canzone che vive molto di immagini, quasi fosse un piccolo cortometraggio. È venuta giù di getto e a differenza di molte altre è rimasta così come era nata inizialmente. Dentro ci sono due persone, la desolazione, il tempo che passa.

L'atmosfera è sognante e il brano si fa diverso dal resto dell'album, sia per la poesia del testo, che per la struttura più regolare e consueta.

A tratti, ricorda un carillon o la colonna sonora di un film.

Il videoclip è stato girato in un magazzino di oggetti cinematografici, con la regia di Andrea Romano.

Dettagli: 20/06/2017 · 597 view

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Sono Antonio Picco. Ogni tanto pubblico qualcosa qui, non più tanto spesso, ma mai per caso. Lo faccio dal marzo del 2003.
Da allora, ho mantenuto lo stesso approccio al Web, nonostante gli effetti nocivi che la società ha riversato sulla Rete in modo entusiastico e incontrollato.
Scrivo soprattutto per commentare le dinamiche del Web e dei social network, i discorsi impegnati, gli spot pubblicitari e il desiderio obbligatorio di spettacolarizzazione dell'osceno che deve piacere anche a te, se già piace a tutti gli altri.